Giovedì 25 Aprile 2024

Assist Mancini: "Retegui sembra Batistuta"

Contro l’Inghilterra il centravanti venuto dall’Argentina dovrebbe partire titolare: "Diamogli tempo, ma crediamo molto in lui"

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di Paolo Franci

La speranza è di averlo trovato, finalmente. Perché ogni volta che il Mancio piazza qualcuno là davanti, da Balotelli a Raspadori, fino a Scamacca, l’idea è quella di aver finalmente scovato il centravanti che fa rima con gol, con buona pace del Grande Incompreso, Ciro Immobile.

Mateo Retegui, 6 gol nelle prime sei partite della Primera Division e 22 gol in 26 partite nel 2022, dovrà mettersi sulle spalle da toro non solo la Nazionale, ma anche il paragone tosto che gli ha sfoderato il ct per caricarlo. Troppo abile ed esperto Roberto Mancini, per non sapere che nella terra dei campioni del mondo in carica, oltre ai soprannomi – a proposito, in Argentina lo chiamano ’El Tabano’, il Tafano, per quel suo modo sfacciato e pungente di attaccare la porta e i difensori e nessuno lo chiama ’Chapita’ – certi paragoni sono oro colato. E allora, eccolo qui il parallelo che avrà provocato brividi senza sosta per chissà quanto tempo: "Retegui è un centravanti classico – dice il Mancio – molti lo paragonano a Denis, io non voglio dire una cosa esagerata, ma mi ricorda Batistuta quando arrivò in Italia". Bum.

Meglio di così non avrebbe potuto presentarlo, perché Bati è un pezzo di storia del pallone, a Firenze, a Roma, nel mondo. Quando lo dice, il Mancio, dà l’idea di sfregarsi le mani, anche se non le muove. Mai era stato così convinto di aver trovato l’uomo giusto che potrebbe spaccare le porte, se non agli albori dell’exploit di Kean. Aggiunge il ct: "Arrivare dall’Argentina in Italia e andare non in una squadra di club ma in Nazionale non credo sia così semplice. Penso che un po’ di tempo gli ci voglia, anche per conoscere i compagni. E’ un ragazzo educato, sveglio, un bravo centravanti giovane: abbiamo grande fiducia in lui, ma dobbiamo dargli un po’ di tempo".

Ecco, il paragone con Batigol, ma anche l’idea di non mettergli troppa pressione. E come si fa se dall’altra parte c’è l’Inghilterra per la prima partita delle qualificazioni europee? La finale di Wembley, gli sfottò, le sfide successive hanno costruito una rivalità tutta nuova con gli inglesi. Bella ma tosta, indubbiamente. Per batterli questa sera a Napoli, il Mancio si affida a gran parte della vecchia guardia. In porta c’è Donnarumma, anche se non più solidissimo nelle gerarchie come un tempo. In mezzo alla difesa, Acerbi e Toloi, con un rinato Spinazzola – quanto ci è mancato! – e l’idolo di casa Di Lorenzo, protagonista di una grandissima stagione con il Napoli.

Il centrocampo è l’abito buono del Mancio, con Jorginho che ha recuperato dall’acciacco passeggero, Verratti e l’interista Barella, anche se la sua stagione è stata influenzata dall’altalena di rendimento del suo club. Davanti il dubbio di schierare subito Gnonto c’era, ma lui dovrebbe essere il ’piano B’ considerando che Scamacca ha poco carburante nelle gambe. E allora Berardi e Pellegrini ai lati del ’Tabano’ con il modulo 4-3-3, quello che servì ad alzare la Coppa in faccia agli inglesi.