Angelo e il Santos, si rivede il film di Pelè

Ha segnato in Libertadores a 16 anni, tre mesi e 16 giorni: meglio di O’Rey, Messi e CR7. Con Vinicius e Rodrygo una miniera di talenti

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"Quando gioca e ha il pallone al piede sembra che stia danzando il samba. Riporta la gioia del ‘jogo bonito’ nel calcio". Le parole dell’allenatore del Santos, Ariel Holan, possono far girare la testa a un ragazzino di soli 16 anni, ma descrivono cosa sia Angelo Gabriel Borges, calcisticamente solo Angelo, nuovo gioiello di quell’inesauribile fucina di talenti calcistici che è il Brasile.

Il Paese cinque volte campione del mondo ha forse scoperto un nuovo tesoro, ma si cerca di andare cauti per non ‘bruciare’ questo talento così precoce, andato in gol martedì scorso nella sfida di Coppa Libertadores contro il San Lorenzo all’età di 16 anni, 3 mesi e 16 giorni.

Nemmeno Pelé e Neymar, icone del Santos, alla sua stessa età ci erano riusciti, ma guardando i dati del mondo del pallone i brasiliani, e non solo loro, si sono accorti che nessuno è stato più precoce di Angelo in partite ufficiali, nemmeno Messi, Cristiano Ronaldo, Mbappé e Haaland, solo per rimanere ai campioni e i fuoriclasse di oggi.

CR7 aveva 17 anni, 8 mesi e 2 giorni quando segnò la sua prima rete, in campionato e con la maglia dello Sporting Lisbona, Messi aveva invece 17 anni, 10 mesi e 7 giorni il Primo maggio del 2005, giorno del suo primo gol, in Liga e contro l’Albacete. Mbappé, col Monaco, aveva 17 anni 2 mesi, Neymar, con il Santos, 17 anni, 1 mese e 10 giorni, il tanto celebrato (giustamente) Haaland, 16 anni, 9 mesi e 5 giorni quando segnò nel campionato norvegese con la maglia del Molde.

E, rimanendo ai brasiliani, Angelo è stato più precoce in fatto di reti anche di Vinicius Junior e Rodrygo, i due giovani talenti che ora vestono la maglia del Real Madrid, che li ha acquistati a peso d’oro. Tra l’altro proprio Vinicius è stato il grande protagonista della settimana di Champions: con la doppietta al Liverpool ha spinto il Real un bel passo avanti nella qualificazione, ma soprattutto ha confermato quanto talento abbiano acquisito i Blancos in prospettiva, in un calcio sempre più dipendente da questo tipo di giocatori e non più vincolato ai grandi campioni plurivincitori di Palloni d’oro.

Nel calcio che cambia, la Cantera del Santos è sicuramente un punto di riferimento di primissimo livello per i top club europei: e segna purtroppo la differenza tra i grandi club che arrivano in fondo alla Champions ed i claub italiani che latitano invece tra fase a gironi e ottavi di finale. La prova è arrivata dalle gare di martedì e mercoledì di Real Madrid e Manchester City, oltre che dalla doppietta di Rushford con il Manchester United. L’Italia talenti come Kean e Coman li cede giovanissimi all’estero.

Ma, tornando al Santos, c’è un altro dato che fa pensare: Angelo è stato aggregato alla prima squadra del Santos (vicecampione del Sudamerica) già da un anno, dall’allora tecnico Cuca, e con il suo esordio nel ‘Brasilerao’ dell’anno scorso, il 25 ottobre 2020, ha fatto meglio di O Rei Pelé per appena undici giorni. Aveva infatti 15 anni, 10 mesi e 4 giorni nel giorno dell’esordio in prima squadra, contro i 15 anni, 10 mesi e 15 giorni della Perla Nera.

Tutti numeri che fanno riflettere, e forse presagire lo sbocciare di grande campione, ma che ne pensa il diretto interessato, che con il suo attuale club ha un contratto fino al 2023, con opzione per un rinnovo biennale? "Sono all’inizio della mia carriera - le parole di Angelo - e quindi devo ancora migliorare molto. Vivo un momento felice, il gol al San Lorenzo è stato indimenticabile, ma rimango umile e con i piedi per terra e cerco di mettere in pratica ciò che mi hanno insegnato i miei genitori, ovvero di ricordarmi da dove vengo e dove voglio arrivare. Lavorerò duro, intanto sono immensamente grato a Ariel Holan per la fiducia che mi dà. Mi dà tanti consigli, e mi dice sempre che devo continuare a divertirmi mentre gioco".