Mercoledì 24 Aprile 2024

Ancora Kean, doppio regalo a una Juve rinata

Allegri stende Sarri nel big match, anche Milik a segno nel finale. I bianconeri balzano al terzo posto: un pieno di fiducia nella lunga sosta

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di Paolo Grilli

Il terzo posto a -2 dal Milan secondo, la sesta vittoria di fila sempre senza subire gol, la consapevolezza che anche l’attaccante più indietro nelle gerarchie di inizio stagione, Moise Kean, può decidere la sfida con una big come la Lazio. Massimiliano Allegri si fa in anticipo un regalo di Natale che non sarà tra i più preziosi, ma tra i più confortanti sì. La Signora è tornata, in questa sosta potrà riplasmarsi ulteriormente e si presenterà all’"altro campionato", quello che parte il 4 gennaio, con una frizzante leggerezza che l’inizio sciagurato di stagione le aveva del tutto negato.

In una serata dalle mille inside, Max riesce a inibire le trame di Sarri e i suoi mettono in piedi una prestazione di grande solidità, mai cadendo in quei black out che hanno segnato la prima parte della stagione.

Juve del tutto padrona già nei primi venticinque minuti, per sostanza di gioco e occasioni create. Ancora senza Vlahovic, la Signora ha in Milik un interprete d’attacco di livello, abile nelle sponde quanto nel crearsi spazi per la conclusione. I lanci di Bremer e Danilo danno Pepe laddove invece le sbandate non mancano in manovra: Gatti rimedia con un giallo a un brutto errore. L’attacco bianconero beneficia della verve di Kostic, davvero inesauribile a sinistra, poi arriva l’acuto di Kean. E tutto si mette in discesa, perché nella ripresa le sbavature si riducono ulteriormente mentre la Lazio non trova sbocchi. Le assenze di Immobile, Zaccagni e Lazzari hanno certamente penalizzato i biancocelesti, ma è persino superfluo ricordare quanto gli infortuni abbiano condizionato la Signora sin qui, anche nella partita di ieri. Vlahovic a parte, Di Maria è salito solo nella ripresa, Paredes ancora non al top è rimasto in panchina per 85 minuti. E del lungodegente Pogba si è già detto in abbondanza.

Quel che impressiona è la crescita generale dei bianconeri. Da Rabiot, il granatiere dal tocco fine, a Locatelli capace di orchestrare riducendo gli errori al minimo, fino a un Bremer apparso quasi insuperabile.

Che Juve sarà, quella che vedremo tra cinquanta giorni? Impossibile dirlo, a livello tattico e di interpreti, visto che ci sarà anche un Chiesa in più dopo i primi assaggi di campo (e l’assist per il 3-0 di Milik). Ma di certo sarà una squadra con lo spirito ritrovato e la consapevolezza, a questo punto, di essere inferiore solo al Napoli. Un solo pensiero sarà vietato a Danilo e compagni, quello di quanto avrebbero potuto fare senza quegli errori scellerati che hanno compromesso il cammino di Champions e in parte quello in campionato.

Forse proprio l’Europa League, a meno di un crollo inatteso del Napoli che renda credibile un inseguimento da parte della Signora, sarà il terreno in cui misurare nuove ambizioni. Con la netta sensazione, poi, che le vecchie stelle prese in estate possano pure starsene da parte.