Martedì 23 Aprile 2024

Anche Senna e Schumi facevano errori

Leo

Turrini

So bene che si tratta di del magra consolazione, per i miei amici ferraristi. Eppure, la storia dell’automobilismo è piena di errori commessi da grandi campioni. L’autogol firmato ieri da Carletto Leclerc sull’asfalto francese rimanda ad episodi che hanno coinvolto fuoriclasse come Prost, Senna, Schumacher…

Detto che fa onore alla sensibilità del ragazzo monegasco avere ammesso subito lo sbaglio senza concedere alibi a se stesso, vorrei allargare il discorso. Fermo restando che deve ancora cominciare il girone di ritorno del campionato e già domenica in Ungheria la Rossa potrà puntare ad una doppietta, è evidente che al Cavallino manca ancora qualcosa per potersi riappropriare della gloria perduta.

In Formula Uno non vinci se non sei perfetto. È banale, ma è anche crudele. La Ferrari ha confezionato la monoposto più competitiva dei suoi ultimi 15 anni. Questo è un grandissimo merito, che deve essere sottolineato e che va considerato come un punto di partenza.

Ieri ha sbagliato il pilota, come era già accaduto a Imola. Gli episodi nulla tolgono al talento di Carletto, che ha tutto per andare ad occupare non solo nel cuore dei tifosi ma anche nell’albo d’oro il posto che fu di Schumi. Ma anche lui ha ancora qualcosa da imparare. Non dobbiamo mai dimenticare che il giovanotto sta disputando la sua quinta stagione al massimo livello. Gestire l’irruenza è una dote figlia dell’esperienza. Che nessuno ti regala. Chiedere a Verstappen per informazioni.

Deve migliorare anche la squadra, che pure ci sta restituendo l’emozione di una estate vissuta ai vertici e non più nelle retrovie. In Francia, ad esempio, non è stata perfetta la gestione dell’ultima sosta di Sainz. Anche qui, io credo, è opportuno aspettarsi un processo di crescita.

Dal mio punto di vista, per quanto dolorosa sia la classifica del mondiale, c’è soltanto da aspettare. La Ferrari si sta avvicinando al sogno e chi c’era non ha dimenticato, per continuare con le citazioni, che persino una leggenda come Michael Schumacher dovete consumare ben cinque anni di sofferenze prima di impadronirsi del mondiale.

Fidatevi, non è il discorso della volpe e l’uva…