Raymond Poulidor, addio al re di Francia senza corona

Morto a 83 anni il campione di ciclismo diventato popolarissimo fra i connazionali con otto podi al Tour senza mai vincerlo nè vestire la maglia gialla

Raymond Poulidor con Peter Sagan (Ansa)

Raymond Poulidor con Peter Sagan (Ansa)

Parigi, 13 novembre 2019 - Il ciclismo piange Raymond Poulidor, il campione più amato dai francesi, scomparso a 83 anni all’ospedale di Saint Leonard de Noblat, dove era ricoverato da inizio ottobre. Un’icona della Francia pur non essendo mai riuscito da ciclista a vestirne il simbolo: la maglia gialla del Tour, concluso otto volte sul podio, l’ultima nel 1976 a 40 anni.

Fu proprio questa sua mancanza a renderlo popolare fra i suoi connazionali, che lo amavano per il suo modo di correre all’attacco, per la tenacia con cui teneva le ruote di fuoriclasse come Merckx, Gimondi e Anquetil, del quale rappresentava la perfetta antitesi: la volontà contro il talento, la forza contro l’eleganza, l’eterno secondo contro il plurivincitore.

In un’epoca di grandi interpreti della bici, Poupou, come affettuosamente lo chiamavano i francesi, seppe comunque costruirsi una carriera di assoluto rispetto: fra le sue vittorie la Vuelta nel 1964, la Freccia Vallone nel 1963, due Parigi-Nizza (1972 e 1973) e due Criterium del Delfinato (1966 e 1969), sette tappe al Tour, il titolo di campione di Francia nel 1961 e, nello stesso anno, la Milano-Sanremo che sul capo Berta, avvilito per il ritardo con cui fu soccorso dopo una foratura, aveva deciso di chiudere in anticipo.

Mai al via del Giro d’Italia, concentrava tutte le sue energie su quel Tour tanto amato che invece gli ha sempre voltato le spalle. Anche quando sembrava ad un passo, come nel 1968, quando Poulidor in fuga verso la maglia gialla venne investito da un motociclista, finendo la sua corsa all’ospedale con un trauma cranico e il naso rotto. Un destino segnato, come segnato è stato quello del mondiale, sfiorato nel 1974 a 38 anni a Montreal, dove si arrese per un soffio a Merckx in volata.

Di un campione così, che il Tour ha poi scelto come ambasciatore per la disponibilità e la cordialità con cui si rivolgeva alla gente, non resterà soltanto la popolarità: Poupou lascia una famiglia dove la bici è di casa, perché la figlia Corinne non solo è moglie dell’ex professionista Adri Van der Poel, ma è anche la mamma di Mathieu, fuoriclasse del ciclocross e astro nascente delle corse su strade.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Toujours si fier 💔💫

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