Veulta, le pagelle della tappa 17
10 alla tappa
E’ come se dopo due settimane di siesta la Vuelta prendesse la tromba e facesse saltare tutti sul divano. Dopo il giorno di riposo, ecco la tappa che non ti aspetti, la più bella (non ci voleva tanto), la più clamorosa, perché entra nella storia: vedere i corridori divorarsi i 219 chilometri a 50,628 di media oraria è uno spettacolo. Complice il vento, finalmente una boccata d’aria.
10 a Gilbert
Concede il bis, vincendo a Guadalajara come già a Bilbao, senza sbagliare una mossa in corsa, cinicamente superiore a tutti negli ultimi metri, quando Bennett prova a giocare d’anticipo. A 37 anni sta preparando alla grande un altro assalto al mondiale, intanto si gode la più bella delle undici tappe conquistate nei grandi giri, perché con questa finisce nell’albo dei Guinness pure lui.
9 alla Deceunink
Numeri uno al mondo nell’annusare cosa c’è nell’aria, si presentano al via sapendo che sulla corsa ci sarà vento. Vanno in fuga in sette degli otto che sono in corsa, contribuiscono più di altri ad un’andatura che a tratti tocca i 75 orari, arrivano nel finale con cinque uomini e applicano il piano stabilito, puntando su Stybar e Gilbert: esemplari è poco.
8 a Quintana
Sale sul treno giusto, dimostrando di non aver paura di andare in fuga dopo tre chilometri di corsa, come sono abituati a fare gli attaccanti di giornata. Paga qualche secondo nel finale, su un arrivo per gente più esplosiva di lui, ma il suo bilancio è più che ottimo: secondo posto in classifica, davanti a Valverde. Se è ancora da corsa in montagna, ora tocca a lui dimostrarlo.
5 a Boasson Hagen
La fuga gli offre l’occasione per riscattare una Vuelta anonima (viaggia oltre il novantesimo posto a oltre due ore e mezzo da Roglic), ma anche stavolta non la sfrutta: quando è ora di giocarsi una tappa di enorme prestigio, vista la media che consegna agli archivi, non trova il passo, né la forza e addirittura scivola un po’ indietro. C’era una volta il nuovo Merckx…
4 alla Jumbo Visma
Esce dal giorno di riposo così male da abbandonare in fretta al suo destino il proprio capitano, nientemeno che Roglic, quello che sta vincendo la Vuelta. Quasi in blocco, mentre la tappa corre via a ritmi vertiginosi, gli uomini in giallo escono di scena, pensando già all’indomani: per fortuna al loro leader non succedono guai, perché in giornate così i giri è facile perderli.