golf PGA Tour: pronti per il secondo capitolo

Il più importante circuito al mondo riparte dal Texas dove saranno in campo i primi cinque giocatori al mondo

Jay Monahan

Jay Monahan

La pandemia è arrivata come un’onda invisibile, quando il golf stava per lanciare una serie di eventi importanti, a partire dal The Players Championship. Nell’aria si respirava un senso di disagio. A quel momento 18 decessi erano stati attribuiti al COVID-19 e vi erano più di 1200 casi. A peggiorare la situazione contribuiva il fatto che non si sapeva molto sul virus dal punto di vista medico e le domande superavano di molto le risposte. Il Commissioner del PGA Tour, Jay Monahan iniziò a parlarne e a parlare dei preparativi da fare. Le informazioni ottenute dal consulente medico del PGA Tour, Dr. Thomas Hospel e dalle organizzazioni sanitarie statunitensi e mondiali, confermavano la possibilità di proseguire con il torneo. Gli epicentri del COVID-19 erano pochi; le attività sportive negli Stati Uniti continuavano e quindi i dirigenti confermarono il torneo TPC Sawgrass dell’11 marzo, con grandi attese per una gara che si annunciava magnifica.

Prima di sera però, il quadro era cambiato drammaticamente. Un giocatore di basket del NBA era risultato positivo al COVID-19 e questo era un segno preoccupante per gli appassionati di sport. Il giovedì era iniziato con un clima ideale e al torneo assisteva probabilmente la folla più numerosa mai registrata. I tifosi poterono ammirare Hideki Matsuyama che otteneva un 9-under 63, ma Monahan non poté godersi lo spettacolo: stava passando la giornata controllando quello che succedeva altrove. La NBA aveva sospeso la stagione e anche il torneo di Hockey e la NASCAR erano state sospese. La Major League di Baseball aveva annunciato che non avrebbe iniziato la stagione quel mese.

Pur se tribune stracolme avevano assistito al primo round, Monahan e il suo team presero la decisione di proseguire la gara senza spettatori. “Sia la Casa Bianca che il governatore della Florida sostengono le misure precauzionali che abbiamo preso fino ad oggi” aveva annunciato il commissioner a metà mattina del giovedì. “Tuttavia - aggiungeva - è importante notare che questo potrebbe cambiare”. Circa otto ore più tardi, questo avveniva nel modo più impensabile. Il Tour cancellava The Players.

Poco a poco, gli Stati Uniti e tutto il mondo vennero praticamente chiusi. Monahan e i suoi collaboratori sapevano che il golf era l’unico sport che ancora si giocava. Il 13 marzo annunciò solennemente “Questo è l’evento più importante dell’anno. Tuttavia, pur ritenendo che il nostro ambiente sia sicuro e che abbiamo fatto tutto in modo corretto, non possiamo continuare e non è giusto che continuiamo”.

Se l’interruzione della stagione arrivò a una velocità inattesa, il compito di riportare l’ordine sarebbe stato molto lento. Fortunatamente, Monahan è una persona dotata di molta pazienza e buon senso, e dovette usare ogni riserva di entrambi nella successiva catena di eventi.

Come prima cosa, alla cancellazione di The Players seguiva quella dei tre tornei successivi. Quindi venne l'annuncio scioccante che il Masters sarebbe stato rinviato rispetto alla consueta data di aprile. In seguito il Tour cancellava altri quattro eventi e quando PGA of America annunciò che avrebbe rinviato il PGA Championship, si capì che la stagione era finita, almeno fino al 17 maggio. Monahan rimaneva ottimista e i giocatori si accorsero di tale fiducia.

“Rinvio è una parola confortante” disse Xander Schauffele. “Nella misura in cui rimane “rinviata” penso che i giocatori manterranno la speranza”.

Monahan aveva tutte le intenzioni di dare corpo a tale speranza, ma prima c’era un ostacolo da superare. Le associazioni mondiali di golf —Masters, U.S. Golf Association, PGA of America, R&A, LPGA—avevano bisogno di essere galvanizzate, non frantumate, e Monahan era in prima linea nelle discussioni. Il 6 aprile, le organizzazioni fecero un annuncio congiunto, e chiarirono il futuro di quattro tornei maschili. Il PGA Championship si sarebbe svolto in agosto, il U.S. Open a settembre, il Masters a novembre e l’Open Championship sarebbe stato cancellato.

Con le date fissate per i principali tornei, Monahan si mise al lavoro per organizzare il resto del programma del PGA Tour 2019-2020. Ancora una volta, fece affidamento su un’organizzazione che aveva costruito solide basi in 51 anni di esistenza: Monahan era determinato a riaprire, ma solo con idonee misure di sicurezza. “Abbiamo promesso dall’inizio che saremmo stati responsabili, attenti e trasparenti con il nostro processo decisionale” disse Monahan, che annunciò che il Tour sarebbe reiniziato l’11 giugno con il torneo Charles Schwab Challenge di Fort Worth, Texas. Ci sarebbero stati 14 tornei in un periodo di 13 settimane, culminanti con tre playoff consecutivi della FedExCup: Il Northern Trust, dal 20 al 23 agosto; il BMW Championship,  dal 27 al 30 agosto e il Tour Championship dal 4 al 7 settembre. Riuscì a salvare un programma di 36 settimane, 10 altri eventi vennero cancellati, alcuni altri dovettero cambiare data, con conseguenze sulle vite di tutti gli interessati.

Tra la fine di maggio e l'inizio di giugno, mentre gli sport negli Stati Uniti rimanevano indecisi riguardo alla riapertura, l’attenzione dimostrata dal Tour appariva ancor più impressionante. Instancabili conversazioni con funzionari sanitari e amministratori pubblici, hanno permesso al Tour di predisporre un piano di controlli che consente un certo livello di sicurezza. Con tutto ormai pronto, bisognava solo aspettare che arrivasse la settimana del Charles Schwab Challenge. Ed eccoci qua