Giro d'Italia 2019, le pagelle dopo la tappa 14. Carapaz da lode, Caruso da applausi

L'ecuadoriano mette in guardia un affaticato Roglic e Nibali: per vincere il Giro i conti si fanno con lui. Il gregario siculo è perfetto, segnali di rilancio da Yates

Richard Carapaz (LaPresse)

Richard Carapaz (LaPresse)

Courmayeur, 25 maggio 2019 - Quattordicesima tappa stravolgente per la classifica generale del Giro d'Italia 2019: a trionfare a Courmayeur è Richard Carapaz, che in colpo solo conquista tappa e maglia rosa staccando gli inseguitori di oltre 1'54''. Dietro Primoz Roglic e Vincenzo Nibali, anche oggi protagonisti al centro delle polemiche. I voti di Angelo Costa: 10 e lode a Carapaz. Sbuca fra i due litiganti Roglie e Nibali e si gode la prima maglia rosa per l’Ecuador. Non è sicuramente una meteora: seconda vittoria di tappa dopo il blitz di Frascati, un successo e il quarto posto finale al primo Giro un anno fa, autorizzano a pensare che uno scalatore così forte, che in montagna scatta in quel modo, abbia tante chance di arrivare in fondo. 9 a Caruso. Reduce da un’influenza che avrebbe spedito a casa chiunque altro, dimostra di essere in ripresa con una prova mostruosa: va all’attacco per aspettare Nibali, alza il ritmo per lui preparandogli l’attacco, rientra un paio di volte e trova pure le forze per contenere i danni dell’attacco di Carapaz. Fra i gregari di lusso, è tra i migliori. 8 a Simon Yates. Insegue per molti chilometri i big di classifica, non abbattendosi nemmeno quando, arrivato a un passo da loro, se li vede sgusciar via. Alla fine rientra e approfitta del loro marcarsi a vicenda per allungare il passo e guadagnar qualche secondo: una ventina di secondi dirà poco in classifica, ma dice tanto sulla voglia di rilanciarsi del gemellino. 7 a Ciccone. Va ancora all’attacco per puntellare la maglia di miglior scalatore, dopo il tappone corso alla grande come gregario il giorno prima: si conferma uno dei ragazzi più interessanti del ristretto panorama italiano, oltre che uno dei più presenti nelle fasi avanzate di una corsa dove si parla sempre più straniero. 6 a Nibali. Rispetto al giorno prima, meno parole e molti più fatti. Prova a suonarsele con Roglic sulla bici, cercando un paio di volte di disturbare lo sloveno sulla salita più dura, il San Carlo, senza però cavarne un attacco vero e proprio. Finisce per rassegnarsi a un altro pareggio, mostrando segnali di vivacità a fronte di qualche scricchiolio del rivale. 5 a Roglic. Per rispondere allo sfogo di Nibali del giorno precedente, comincia a lavorare fin troppo presto, inseguendo due volte Yates già scattante sulla prima salita. Ne deriva che nel finale sembra il più stanco in una compagnia piuttosto spenta: se le gambe cominciano ad essere meno brillanti e la testa meno lucida, non è un buon segno. 2 a Zakarin. Dopo il giorno da leone a Ceresole Reale, ripiomba sulla terra in modo pesantissimo: sette minuti di ritardo in una tappa da montagna non è da scalatori. Vero che la fatica del giorno precedente è un peso, ma forse certe giornate finiscono per diventare un fardello anche nella testa: perso il podio, ha tempo e strada per rifarsi in fretta. Giro d'Italia 2019, la tappa 15. Orari tv, percorso e favoriti