Venerdì 19 Aprile 2024

Tour de France 2018, oggi riposo. Domani si sale sulle Alpi

Ieri il mini-inferno della Roubaix. Nibali ne è uscito indenne: "Come mi sento? Stanco, ma contento" Tour de France 2018, la tappa di domani. Orari tv, percorso e favoriti

Vincenzo Nibali e Rafal Majka (Ansa)

Vincenzo Nibali e Rafal Majka (Ansa)

Roubaix, 16 luglio 2018 - Polverone, cadute, forature, rincorse e abbandoni: della Rubè vera non manca proprio niente a questa riadattata a tappa del Tour de France 2018. Nemmeno il vincitore: John Degenkolb, che la classicona del pavè se l’è presa tre anni fa, la chiude allo sprint su Van Avermaet, che invece si è imposto un anno fa. Destini incrociati: per il tedesco, in lacrime dopo l’arrivo, è un ritorno dall’oblio, dopo un grave incidente in allenamento che gli ha tolto sicurezza negli sprint, per il belga è l’addio al sogno di conquistare una tappa importante in maglia gialla.

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L’estasi e la delusione dopo la sofferenza: è la Rubè, bellezza. Da un inferno così, vissuto ad altissima velocità (quasi 46 la media), conta uscire con meno danni possibile: Vincenzo Nibali ci riesce alla grande. Pur affrontando i suo bravi pericoli: a una settantina di chilometri pure lui timbra il cartellino delle cadute quando Uran gli frana davanti, costringendolo poi a fare gli straordinari per risalire sul vagone di prima classe. "Giornata difficile, fin dal via, perché tutti volevano stare nelle posizioni di testa, in più è stata una continua volata per prendere i tratti in pavè: una faticaccia. Come mi sento? Stanco, ma contento", il messaggio con cui il siculo si avvia al giorno di riposo, aspettando che inizi il suo vero Tour: da domani, sulle Alpi. La tappa numero 10 arriva a Le Grand Bornand: prima ci sono da scalare 5 Gran Premi della montagna, con la vetta della Colombiére posizionata a 14 chilometri dall'arrivo.

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Nell’elenco dei caduti, Nibali è in buonissima compagnia: finisce nella polvere Froome per colpa del compagno Moscon che gli scivola sotto il naso, si sdraia sull’asfalto anche Dumoulin uscendo da un tratto in pietre, vola in terra Landa prendendo una buca mentre sta bevendo. Per restare agli uomini di classifica, ruzzola una seconda volta Uran e finisce per pagare un distacco salato, mentre serve un pallottoliere per tenere il conto di ciò che accade a Bardet: fra forature e cambi di bici, l’idolo di casa si ferma e insegue almeno cinque volte ed è un mezzo miracolo che alla fine incassi pochi secondi di ritardo da chi, al massimo, di inconvenienti ne ha avuto uno o neanche quello.

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In cima a questa graduatoria di disgrazie, dalle quali Valverde e Quintana riescono a star lontani, c’è un uomo solo: Richie Porte, che i bookmakers quotavano subito dopo Froome per la vittoria del Tour, è il primo di giornata a finire in un groviglio, dopo neppure dieci chilometri di gara. Clavicola spezzata: come un anno fa, l’australiano chiude il suo Tour per una caduta, come un anno fa ancora alla nona tappa. Parlare di maledizione, nel suo caso, forse non è eccessivo.

La classifica dei big

1) Greg Van Avermaet (Bel) in 36h 7’17’’, 2) Thomas (Gbr) a 43’’, 3) Gilbert (Bel) a 44’’, 4) Jungels (Lux) a 50’’, 5) Valverde (Spa) a 1’31’’, 8) Froome (Gbr) a 1’42’’, 12) Nibali a 1’48’’, 15) Dumoulin (Ola) a 2’03’’, 21) Quintana (Col) a 2’50’’.

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