Giovedì 18 Aprile 2024

Tirreno-Adriatico 2019, Fuglsang nel nome di Scarponi. La classifica dopo Recanati

L'Astana si ripete; fuga da lontano del danese, che dedica il successo a Michele. Adam Yates stacca Roglic nel finale e consolida il primato. Bene Dumoulin, Nibali e il giovane Gabburo

Jakob Fuglsang (Ansa)

Jakob Fuglsang (Ansa)

Recanati, 17 marzo 2019 - Vale tanto correre sulle strade di Scarponi nel nome di Michele: alla Tirreno-Adriatico 2019 vale la vittoria di tappa. Dopo l’incredibile show di Lutsenko sabato, ecco il piccolo capolavoro di Jakob Fuglsang, un altro di quelli che con l’Aquila di Filottrano condivideva la maglia. A lui la fuga da lontano riesce, perché rispetto al compagno kazako non cade in discesa: così, dopo 24 chilometri all’attacco, può arrivare da solo nel cuore di Recanati e indicare il cielo per dedicare questa giornata al compagno che purtroppo non c’è più.

Sesta tappa, bis di Alaphilippe

Orari tv, percorso e favoriti della sesta tappa

Mentre l’Astana completa il suo weekend da manuale, Adam Yates provvede a lavorare per l’albo d’oro: sull’ultimo muro di giornata, la Porta di Osimo, a un paio di chilometri dal traguardo, si scrolla di dosso Roglic, che gli stava incollato come una sanguisuga fin dalla partenza. Guadagna una manciata di secondi, e adesso ne ha 25 di vantaggio sul rivale: potrebbero bastargli per tenersi stretta la definitiva maglia di leader nella crono conclusiva, martedì a San Benedetto del Tronto.

Ristretta a duello, la corsa dei due mari offre anche altri spunti. Il primo: il finale di Dumoulin conferma che l’olandese, una volta al top, sarà il peggior cliente per chi vuol vincere un grande giro. Il secondo: anche facendo allenamento, senza rispondere alle accelerazioni per non andare fuori giri col motore, Vincenzo Nibali fa corsa di testa e questo dovrebbe spiegare parecchio a chi ne pretende i risultati adesso. Il terzo: nelle lunghe fughe che si spengono soltanto nel finale si segnala il veneto Davide Gabburo, passato a 25 anni con lo spirito di chi vuole farsi strada. LA SITUAZIONE - A Recanati, Fuglsang precede Adam Yates di 40’’ e Roglic di 56’’ in un ordine d’arrivo nobilissimo con Dumoulin quarto a 1’39’’ davanti a Pinot (1’53’’) e Poels (1’57’’). Nibali, dopo aver preso con comodo i muri e mosso la corsa in discesa, si presenta al traguardo con oltre 3 minuti di ritardo.

Classifica: 1) Adam Yates (Gbr, Mitchelton) 2) Roglic (Slo) a 25’’ 3) Fuglsang (Den) a 35’’ 4) Dumoulin (Ola) a 1’55’’ 5) Alaphilippe (Fra) a 2’34’’ 6) Poels (Ola) a 2’39’’ 7) Pinot (Fra) a 2’46’’ 13) Bettiol a 4’03’’ 15) Nibali a 4’36’’. LE PAROLE. Firmato il diciottesimo successo stagionale dell’Astana, Fuglsang la fa persino semplice: "Abbiamo provato a fare la stessa cosa di ieri con Lutsenko, solo che lui è partito da più lontano ancora. Dopo una brutta cronosquadre ci siamo ripromessi di vincere le tappe e vedere dove ci avrebbe portato questa tattica. Ho dedicato il successo a Scarponi perché a lui sarebbe piaciuta questa tappa, nella sua terra: Michele manca a noi e al ciclismo intero". Sorride anche Adam Yates dall’alto della classifica: "Avevo detto che questa sarebbe stata la tappa più difficile e così è stato: speravo nel successo, ma Fuglsang oggi è stato di un livello superiore a tutti. Ho visto Roglic in difficoltà e ho provato a staccarlo, non so se 25 secondi basteranno per vincere la Tirreno-Adriatico". LA NOTA POSITIVA. E’ vero che la corsa la fanno i corridori, ma a volte succede anche il contrario: da una Tirreno-Adriatico disegnata senza arrivi in salita, ma con dislivelli da grande classica, fin qui è venuta fuori una classifica in cui non c’è un comprimario, ma soltanto grandi firme. All’appello nei primi dieci manca solo Nibali, ma siccome sta il siculo lavorando per Giro e Tour è un’assenza ampiamente giustificata. LA NOTA NEGATIVA. Sparito il ct Cassani con la sua verve e soprattutto il suo occhio tecnico, sul palco Rai restano Andrea De Luca, che non perde occasione per raccontare "la grande frequenza di pedalata" di ogni atleta, e l’opinionista Alessandro Ballan, che per descrivere le difficoltà dei muri marchigiani ad un tratto parla di "pendenze molto ostie": forte preoccupazione in Vaticano.