Mondiali di ciclismo 2022, Van Aert e Pogacar: "Grave l'assenza delle radioline"

I due fuoriclasse in coro: "Correre così è obsoleto e passato: non sapevamo dove andare"

Tadej Pogacar (Ansa)

Tadej Pogacar (Ansa)

Roma, 27 settembre 2022 - Radioline sì o radioline no? Il dilemma, tra addetti ai lavori e appassionati delle due ruote a pedali, torna ciclicamente: fa rumore quando ciò succede su un palcoscenico prestigioso come i Mondiali di ciclismo 2022 e quando a farsi carico delle lamentele sono corridori del calibro di Wout Van Aert e Tadej Pogacar.

Le dichiarazioni

I due grandi sconfitti di Wollongong hanno riportato in auge una polemica che si palesa praticamente a cadenza annuale, quando nelle gare riservate alle Nazionali viene vietato uno strumento spesso inviso soprattutto agli spettatori. "Correre senza radio è una cosa obsoleta e passata: non sapevo neanche per quale posizione stessi sprintando ed è un peccato, perché avevo le gambe per salire sul podio". A parlare è Van Aert, che si è dovuto accontentare della quarta piazza assistendo da lontano (in ogni senso) al trionfo del compagno di squadra Remco Evenepoel. Gli fa eco Pogacar, del quale a un certo punto si sono letteralmente perse le tracce. "Non sapevamo dove andare: ho immaginato di essere in lizza per la top 10 quando abbiamo raggiunto il gruppetto davanti. A ricongiungimento avvenuto abbiamo invece scoperto l'amara verità e siamo rimasti a bocca asciutta". Insomma, ancora una volta le radioline sono destinate a spaccare: da una parte i tradizionalisti che le abolirebbero da ogni gara in nome di una maggiore improvvisazione e meno tatticismi, dall'altra chi invece ne sostiene l'uso anche per ragioni di sicurezza. Al di là delle posizioni dei singoli (atleti in primis), emerge però con tutta la sua prepotenza l'eccessiva divergenza tra le corse per le Nazionali (tra le quali anche le Olimpiadi) e quelle riservate alle squadre di club.

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