Giro d'Italia 2019, le pagelle della tappa 3

Il colombiano non esulta per il successo dopo il declassamento dell'amico Viviani. Cresce il baby Moschetti, bocciato Ackermann, da Nibali segnali di grande esperienza

Gaviria sul podio della terza tappa del Giro 2019 (Lapresse)

Gaviria sul podio della terza tappa del Giro 2019 (Lapresse)

Orbetello, 13 maggio 2019 - A Orbetello taglia il traguardo per primo Viviani, ma la vittoria alla fine va a Gaviria. La terza tappa del Giro d'Italia 2019 si chiude quindi con l'italiano penalizzato per un'irregolarità e la maglia rosa ancora indosso a Roglic. Queste le pagelle. 9 a Gaviria. E’ il primo a congratularsi con Viviani dopo lo sprint, è il primo a non gioire di una vittoria a tavolino presentandosi sul palco senza sorridere, è il primo ad assegnare virtualmente il successo all’amico declassato (‘Non ha fatto niente: questa tappa l’ha vinta lui’): per come si comporta, è il primo a meritarsi la corsa. 8 a Moschetti. A ventun anni si butta senza paura in uno sprint difficile, prendendo la scia dei più forti e battezzando bene anche da quale ruota provare a decollare: condizionato dallo scarto di Viviani, è bravo a restare in piedi. Meriterebbe di più perché quanto gli accade premia chi è arrivato secondo, senza restituire nulla a lui. 7 a Viviani. Meriterebbe dieci per come reagisce alla sconfitta di Fucecchio, preparando lo sprint con un paio di compagni, scegliendo bene sia la ruota giusta da seguire (Ackermann), sia il tempo per lanciarsi controvento. Merita quattro perché purtroppo sbaglia la misura allargandosi troppo, rischiando di buttare in terra Moschetti: peccato. 7 a Nibali. Trovarlo al 14esimo posto in una tappa così è segno di grande attenzione: sempre davanti scortato dai compagni, evita le trappole di un finale nervoso e pure la caduta che a 5 chilometri dal traguardo spezza in due il gruppo. Da navigato campione, applica la prima regola: per vincere un Giro, bisogna cominciare a non buttarlo via. 5 a Ackermann. Gasato dal successo di Fucecchio, il primo al Giro, si fa prendere la mano e si lancia in uno sprint lunghissimo, fin troppo per il vento contrario che aspetta i corridori sul rettilineo di Orbetello. Finisce per piantarsi, ma è il classico errore di gioventù: la prossima volta studierà meglio il tempo, inteso come momento del decollo e pure come meteo.