
di Paolo Grilli
L’occasione per mettersi alle spalle la sconfitta da incubo contro il Sassuolo, cavalcando l’onda emotiva del pass conquistato per la semifinale di Europa League e dei 15 punti riacquistati – momentaneamente, certo – che valgono il terzo posto.
La Juve sa che col Napoli non è mai una partita banale, stasera ancora meno. Perché Spalletti, dal canto suo, deve cancellare lo schiaffo dell’eliminazione dalla Champions ad opera del Milan e rituffarsi nel sogno scudetto, sempre più vicino a materializzarsi. E non ha chance migliore di quella di stasera a Torino, nella sfida tutta toscana contro Allegri. All’andata fu 5-1 al Maradona, una manita che ha già fatto storia. Se Max vuole farla dimenticare, Luciano ha tutta l’intenzione di ribadire una superiorità in campionato che sta a sua volta riscrivendo l’assetto del nostro calcio.
La Signora dovrebbe scendere in campo col 3-5-2, modulo che ha consentito di risalire la china. Ma dovrebbe riposare Bremer – il dolore alla coscia accusato a Lisbona non era causato da lesioni – e partire dalla panchina Di Maria e Chiesa. Mercoledì c’è la sfida di San Siro contro l’Inter in Coppa Italia, un ritorno di semifinale che vale doppio visto che l’inseguimento all’Europa, per i bianconeri, non può che avvenire primariamente dalle competizioni extra campionato.
Per Vlahovic e Milik è la chance del riscatto, dopo la prestazione dimenticabilissima di Reggio Emilia. E Dusan dovrà cercare di rompere il tabù del gol, visto che su azione non segna da oltre mille minuti. Allegri, con lo Sporting, ha schierato di fatto un 4-3-3, ma la mediana ha difettato in densità e questa non sembra la sera giusta per azzardare ulteriormente. All’andata la Juve pagò fragorosamente un assetto troppo sbilanciato, con Chiesa che palesò i suoi limiti in copertura.
Spalletti non avrà Rrahmani, Mario Rui e Politano, tutti infortunatisi contro il Diavolo. Ma c’è Osimhen. Tutti aspettano nuove magie dal nigeriano. Lo scudetto è lì, la festa è pronta a esplodere e vincere stasera sarebbe la prova generale di un tripudio che si aspetta da trentatre anni.