Al Camp Nou con gli amici

Giuseppe Tassi

Una partita da protagonista sul prato magico del Camp Nou. Non è più un sogno proibito. Con trecento euro a capoccia una banda di amici può sfidarsi nel teatro che ha visto le gesta del divino Messi, il genio del pallone che ha appena affossato l’Italia di Mancini. Squadre da 18 componenti, seduta di riscaldamento sulla cancha del Barcellona. Poi 40 minuti di gioco garantiti e trionfale doccia negli spogliatoi dei campionissimi.

Con quattro partite al giorno, il 6 e 11 giugno, e 288 appassionati in scarpe bullonate il Barcellona intascherà 86.400 euro, che saranno rimpolpati dai 30 euro chiesti ad ogni spettatore per assistere alle singolari amichevoli.

A chi storce il naso per questa suggestiva formula di autofinanziamento, dico che il Barcellona (da tempo in rosso profondo con i bilanci) ha trovato un’idea vincente. Che fa leva sul valore più sano del calcio: la passione. Il Barça vende il prestigio del suo brand e la sacralità del Camp Nou. Un motivo di sicura attrazione per tifosi e appassionati. Qualcosa di meno freddo e formale della visita agli stadi-museo zeppi di coppe e trofei. Che poi il Barça lo faccia per ripianare i debiti, poco importa. Anzi è un motivo di merito.

E non mi stupirei se presto altri grandi club seguissero l’esempio dei catalani. Magari con un supercampione a battere il simbolico calcio d’inizio. Così potreste mostrare agli amici un bel selfie in mutande da calcio con Ronaldo, Messi o Mbappè a fianco.