Addio a ‘Morgan’ Morini, simbolo della Juve

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Se n’è andata una bandiera bianconera, un pilastro della Juve che vinceva su tutti i fronti negli anni ’70: una squadra a cui seppe dare una solidità e un’energia da campione. E’ morto a 77 anni Francesco Morini, ‘Morgan’ per la piratesca e unica capacità di soffiare il pallone agli avversari. Era nato a San Giuliano Terme (Pisa) il 12 agosto 1944. Arrivato dalla Sampdoria a 25 anni, con la Juventus ha vinto 5 scudetti, una Coppa Italia, 1 Coppa Uefa collezionando oltre 400 presenze tra i professionisti. Ha poi chiuso la sua carriera agonistica nei Toronto Blizzard in Canada.

Ma il difensore non aveva concluso la sua lunga esperienza in bianconero, anzi. È infatti tornato poi come dirigente nel club, prima direttore sportivo poi team manager.

"È stato qualcosa di più dello stopper bianconero per molti anni – è il ricordo commosso, sul web – della società bianconera –. Lui è stato l’elemento di sicurezza, il giocatore straordinariamente affidabile sempre presente e particolarmente efficace ogni qualvolta la partita assumeva toni agonistici elevati. Non a caso, per tutti Francesco era Morgan, il nome di un pirata. Erano proprio i duelli con i grandi bomber dell’epoca, Boninsegna e Riva su tutti, ad esaltarlo nei duelli corpo a corpo – ricorda ancora la Juventus –. Morini diventava l’ombra dell’attaccante di turno, non lo faceva respirare, lo marcava a uomo dal primo all’ultimo minuto".

Morini vestì la maglia dell’Italia per 11 volte, debuttando il 25 febbraio 1973 a Istanbul contro la Turchia, in una gara valevole per le qualificazioni al Mondiale del 1974, al quale partecipò in Germania Ovest, scendendo in campo da titolare in tutti e tre gli incontri della fugace avventura italiana. Indossò per l’ultima volta la casacca azzurra l’8 giugno 1975, in occasione di un’amichevole a Mosca contro l’Unione Sovietica.

Particolare curioso in una grande carriera, ‘Morgan’ non segnò mai un gol. "Forse giusto uno in una amichevole – amava ricordare spesso – ma in fondo per me segnare era fermare gli attaccanti avversari. Quello era il mio compito".

Morini teneva a precisare di non essere un attaccante cattivo, ma "appiccicoso e rognoso" quello sì. E’ stato senz’altro un simbolo di un calcio più genuino di quello attuale, con un contatto meno filtrato e più diretto tra squadre e tifoserie. Anche per questo il ricordo di questi giocatori che hanno segnato un’epoca non sbiadisce mai, anche a distanza di decenni. "Un simbolo del calcio italiano, della Nazionale italiana e della Juve", ha scritto in un post Lapo Elkann.

Paolo Grilli