Martedì 23 Aprile 2024

"Abbiamo Pechino nel mirino, ma che paura"

Sci Federica Brignone e l’attesa per le Olimpiadi, tra rischi di Covid e piste sconosciute: "Pronta a buttare via un mese, pur di fare bene"

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di Gianmario Bonzi

Il mese e mezzo più importante della sua carriera. Conoscendola, non le piacerà molto questo incipit, ma dopo aver conquistato la Coppa del Mondo generale sarebbe bello, per l’Italia, per lei e persino per l’albo d’oro stesso, se nell’elenco delle campionesse olimpiche di sci alpino figurasse anche il suo nome.

Ovvero quello di Federica Brignone, 31 anni, nata a Milano, ma cresciuta a La Salle, in Valle d’Aosta, dove tuttora risiede. Il 7 febbraio 2022 scatterà il gigante olimpico sulle piste sconosciute nel cluster di Yanqing, a 75 chilometri a nord-ovest di Pechino, dove è presente anche la sezione Badaling della Grande Muraglia, ed è probabilepossibile che Brignone (a fine stagione arriverà la quinta traiettoria del suo progetto a sostegno dell’ambiente, con a tema la decarbonizzazione), gareggi addirittura in tutte le specialità individuali, dallo slalom alla combinata.

Federica, soddisfatta di questa prima parte di stagione?

"Moltissimo. Chiaramente, manca qualcosa in gigante, spero di aggiungerlo da qui al 4 febbraio".

Parliamone.

"La seconda manche di Lienz mi lascia tanta fiducia, anche se bisogna farne due così, in gara. Ciò detto, vorrei ripartire proprio da quell’attitudine lì, dalla stessa concentrazione, lo stesso focus sulle cose giuste, senza stress, come invece mi era capitato in gara 1 a Courchevel. La nota negativa rimane la prima manche a Lienz, certo, dov’ero imbalsamata, son partita frenando persino sul piano. Ho fatto proprio fatica, poi però è arrivata una bella reazione che mi ha permesso finalmente di mostrare, parzialmente, ciò che da tempo stavo facendo in allenamento".

In slalom è stata l’unica italiana al traguardo sia a Killington che Lienz, ma, come da programmi, non la vedremo in gara a Zagabria, domani, né tantomeno a Flachau, l’11 gennaio. Sarebbe pure nelle 30 della start list, quindi scenderebbe con il pettorale n°16...

"Lo so, ma non posso sacrificare tutto il resto per lo slalom. Quella disciplina necessita di tanti passaggi e si è visto per me nella seconda manche a Lienz, dove non ho sciato male, affatto, ma nel tratto centrale, tutto dritto, non avevo il classico savoir faire di chi ha alle spalle tanto allenamento. Io invece ho un po’ frenacchiato, pagandolo caro. Ma non sacrifico discesa e superG per darmi allo slalom, Petra Vlhova non sta facendo più velocità, eppure…".

Sulle piste dei Giochi davvero non sapete niente?

"Ci credete se vi dico zero assoluto? I racconti degli snowboarder su come sono stati trattati là poi mi lasciano alquanto perplessa: sette ore bloccati su un pullman, controlli e tamponi tutti i giorni, una sorta di reclusione continua. Lo ammetto: ho messo in conto di ’buttare’ via un mese della mia vita e per questo non voglio nemmeno saperne di più, ma lo accetto pur di fare le Olimpiadi e pur di dare un senso a tutta la fatica fatta per arrivarci, nel caso. Perché poi di questi tempi non sei nemmeno sicura di gareggiare. Se sei positiva qualche giorno prima, è finita...".

Già, un incubo. Voi come lo vivete?

"Fino a metà dicembre bene, sicuramente meglio dello scorso anno. Dopo Lienz, è tornata forte la paura. Comunque, se il virus l’ha preso una come la Shiffrin, che è attenta a ogni particolare in maniera maniacale, con un team privato che non sta mai tutto assieme proprio per evitare il minimo rischio, dico che lo prenderemo tutti. Va così e bisogna accettarlo, solo che sto iniziando a viverla veramente male. Gli ultimi giorni li ho passati a casa, ma senza fare niente, mentre di questi tempi avrei trascorso il Capodanno con gli amici, almeno per una cena, e invece ho evitato tutto, a parte una sciata, all’aria aperta. Pure l’allenamento in palestra l’ho fatta a casa. Allucinante".

Torniamo allo sci, che è meglio: i miglioramenti sui piani sono evidenti...

"Da un po’ di anni ci lavoro, è sempre stato un mio cruccio. Sono partita dal gigante per arrivare alla velocità, nelle situazioni in cui il tracciato è proprio dritto, senza curve, dove da sempre faccio fatica. Ecco, quest’estate mi sono concentrate su quelle parti lì, anche con mio fratello, provando a stare un po’ più morbida, ma allo stesso tempo non troppo passiva, osservando anche le colleghe forti sui piani per prendere qualcosa da loro. Chiaramente, non potrò mai avere la posizione di atlete come Puchner o Vlhova, diverse da me fisicamente e anche come tecnica. Insomma, non posso stravolgere tutto. Ma sono migliorata anche sulla spinta iniziale".

In vista del mese più importante della carriera, o no?