Londra, 2 agosto 2012 - Ci sono emozioni che valgono anni e anni di vita randagia, spesa a raccontare le avventure e le disavventure di campioni e bidoni, di fuoriclasse e di gregari.
 

Stamattina, qui a Londra, venivano premiati i 100 giornalisti, di ogni continente, che hanno partecipato a più di 10 edizioni dei Giochi Olimpici, nelle edizioni estive ed invernali.Provo quasi un tremito: ero e sono l'italiano capolista. 13 Olimpiadi. Calgary'88. Albertville'92. Barcellona'92. Lillehammer'94. Atlanta'96. Nagano'98. Sydney2000. Salt Lake City 2002. Atene 2004. Torino 2006. Pechino2008. Vancouver 2010. Londra 2012.
 

In mezzo ci sono migliaia di articoli, la vita che cambia, figlie che nascono, padri che muoiono. Tutto. Però forse ne valeva la pena.
 

Questo ho pensato, quando si è alzato per premiarmi Dick Fosbury, l'essere umano che inventò il salto (in alto) a gambero, cambiando per sempre stili, abitudini, tradizioni. Fosbury, americano, oro a Messico68, incarnò il Sessantotto, appunto, nello sport. Un mito. Gli ho detto: ero bambino, quando hai sbalordito il pianeta con quel colpo di genio. Lui ha sorriso.
 

'Ero bambino anch'io', mi ha detto. Non mi pentirò mai di amare così tanto l'Olimpiade, nonostante le sue contraddizioni.