{{IMG_SX}}Milano, 27 maggio 2009 - La festa rovinata dalla contestazione a Paolo Maldini proprio non è andata giù. Dopo due giorni dall’addio a San Siro con tanto di striscioni contro il capitano del Milan, proprio il giocatore rossonero torna sull’accaduto e accusa la società: “Pur essendo passate più di 48 ore da quell’episodio - dice nella lunga intervista concessa a 'Gazzetta dello sport' e 'Corriere della sera' - la società non ha ancora preso posizione. Dal presidente in giù nessuno ha avuto una parola di solidarietà verso di me. Sono deluso. Io sarò un idealista, ma credo che una società come il Milan si debba dissociare da certi episodi".

 

"Non lo so perché mi hanno rovinato la festa, davvero non lo so. Ho sempre avuto un comportamento lineare, seguendo i miei ideali e rispettando tutti. Non ho frequentato gli ambienti dei tifosi, ma non per snobismo: per il cognome che porto ho sempre dovuto dimostrare qualcosa. E allora ho voluto essere giudicato solo per quello che davo in campo", spiega.

 

Un atto d’accusa vero e proprio seguito poi dalla spiegazione sulla sua reazione al momento della contestazione. "E’ stata istintiva, e quindi forse sbagliata. Ma è stata dettata dal momento: io ero un uomo ferito. E’ stata la risposta ad un’azione premeditata da giorni, mesi e forse anni. Io sono un uomo con sentimenti e debolezze".

 

Maldini conferma poi di aver detto la frase "sono orgoglioso di non essere uno di loro". "Sì, certo - ammette -. E’ innegabile che io sia milanista e che abbia dato tutto per la maglia rossonera. Malgrado questo, sono stato contestato più volte. Però sono cose che mi hanno fatto crescere: io ho maturato una libertà intellettuale e di espressione a cui non rinuncerò mai".

 

Ma quali sono gli episodi del passato che possono aver provocato questa contestazione? Quali i contrasti? ‘’Gli episodi veri sono due - risponde Maldini -. Il primo al rientro da Istanbul dove, pur perdendo (la finale di Champions del 2005, ndr), avevamo giocato una finale stupenda, nettamente meglio del Liverpool. All’aeroporto siamo stati contestati: ‘dovete chiederci scusa’. Io giocavo da una vita e dovevo chiedere scusa ad un ragazzo di 20 anni? E poi scusa di cosa? Di aver perso una partita giocata in modo straordinario? Per inciso, quella sera il Liverpool ci surclassò a livello di tifo. All’aeroporto volarono parole grosse e rischiammo lo scontro".

 

E il secondo episodio? "A Montecarlo, Supercoppa 2007 - ricorda il n. 3 del Milan - gli ultrà non tifarono e non permisero che qualcuno ci incitasse. E anche in campionato per alcuni mesi giocammo in un clima surreale. La squadra soffriva di questa situazione, e io ne parlai proprio sulla ‘Gazzetta’. Fu un’intervista da capitano, che però non piacque ad alcuni tifosi".

 

Dopo aver detto che i tifosi "non li ho mai insultati tranne all’aeroporto al ritorno da Istanbul. Comunque l’episodio di domenica scorsa ha tracciato una linea ancor più netta fra me e loro".

 

Maldini chiarisce di non aver mai litigato con Leonardo e ringrazia il presidente della Figc Giancarlo Abete "che mi è stato vicinissimo e ci teneva davvero ad organizzare qualcosa (un’ultima partita in azzurro del capitano milanista, ndr). E’ stato tutto meraviglioso, tranne quella contestazione".

 

Alla delusione di Maldini, però, risponde Adriano Galliani con una lettera pubblicata sul sito ufficiale del club. “Caro Paolo, ho letto la tua intervista e capisco la tua amarezza: sono sotto scorta, come sai, da due anni proprio a causa dei comportamenti di quelle persone che ti hanno contestato - dice l'amministratore delegato dei rossoneri -. Sono stato io a prendere la decisione di tacere: non solo perché mi è stato consigliato, ma soprattutto perché ho ritenuto, e tuttora ritengo, che il silenzio sia l’arma più efficace per non dare ulteriore spazio a condotte quali quelle di domenica”.