{{IMG_SX}}Treviso, 4 maggio 2008 - E' ancora in gravi condizioni all'ospedale Ca' Foncello di Treviso Luciana Callegher, la poliziotta di quartiere di origine bellunese che si è sparata con la sua pistola d'ordinanza ieri pomeriggio fuori dallo stadio durante la partita di serie B Treviso-Grosseto. Una collega ha tentato di fermarla e, cadendo, ha battuto la faccia riportando la frattura del setto nasale.

 

La 42enne, da quanto si apprende dal Ca' Foncello, ha subìto un delicato intervento chirurgico nella notte durato ben otto ore, ma i medici ancora non sciolgono la prognosi. Il quadro clinico della donna rimane infatti molto critico. Al suo capezzale sono giunti i familiari da Sovramonte, piccolo paesino del Bellunese e i colleghi della questura di Treviso. La donna sta lottando tra la vita e la morte.

 

L'intervento cuiè stata sottoposta Luciana Callegher è tecnicamente riuscito. La donna è  rimasta sotto i ferri per circa sei ore, fino oltre a mezzanotte. L'equipe medica del reparto di neurologia dell'ospedale Ca' Foncello di Treviso le ha ricostruito la scatola cranica e bloccato l'emorragia. Non e' stato necessario recuperare il bossolo, visto che il proiettile sarebbe entrato dalla gola e uscito dalla testa. Adesso bisognera' attendere le prossime quarantotto ore per capire come reagira' all'intervento. Le sue condizioni infatti sono stabili ma comunque gravissime. 

 

Alla base del gesto disperato potrebbe esserci una depressione dovuta alle preoccupazioni per le condizioni di salute della madre, malata di cuore, e per i difficili rapporti coi vicini di casa. Ma c'era anche il timore di perdere il posto di lavoro a causa di un errore nella compilazione e nella stesura di una relazione. Alla questura di Treviso, dove la Callegher prestava servizio, i colleghi non avevano notato alcun segno di disagio.