{{IMG_SX}}Roma, 23 aprile 2008 - La procura federale della Figc ha emesso i deferimenti per la seconda tranche dell'inchiesta della procura di Napoli su Calciopoli. Per avere "costituito un sistema di comunicazione riservate con associati Aia" attraverso "schede telefoniche di gestori stranieri" sono stati deferiti alla Commissione disciplinare nazionale l'ex direttore generale della Juventus Luciano Moggi, l'ex dirigente del Messina Mariano Fabiani, attualmente alla Salernitana, il presidente del club siciliano Pietro Franza e l'ex dirigente del Messina Mario Bonsignore.

 

Per tutti la violazione ipotizzata riguarda l'articolo 1 comma 1 del codice di giustizia sportiva, relativo ai doveri di lealtà sportiva. Per responsabilità oggettiva sono state deferite anche Juventus e Messina. Il deferimento è scattato anche per dieci tra tesserati ed ex tesserati dell'Associazione italiana arbitri, che dovranno rispondere dell'accusa di avere utilizzato le Sim estere.

 

Tre i fischietti ancora in attività: Gianluca Paparesta, Tiziano Pieri e Paolo Bertini. Gli altri sette deferiti sono Romeo Paparesta (ex arbitro e padre di Gianluca), gli ex direttori di gara Salvatore Racalbuto, Stefano Cassarà, Antonio Dattilo, Marco Gabriele e Massimo De Santis e il guardalinee Marcello Ambrosino, attualmente nell'organico della Can.

 

L'atto di deferimento emesso dal procuratore federale Stefano Palazzi riguarda "ulteriori atti di indagine posti in essere dalla Procura di Napoli", compresi "gli ultimi atti pervenuti alla procura federale" il 21 dicembre scorso. Due i capi d'accusa a cui dovrà rispondere Moggi, già inibito per cinque anni con richiesta di radiazione nell'ambito del maxi-processo sportivo sullo scandalo emerso nell'estate 2006.

 

L'ex direttore generale della Juventus è stato deferito, con l'accusa di violazione dell'articolo 1 comma 1 del codice (lealtà sportiva), per avere "in concorso con Mariano Fabiani, nel corso della stagione sportiva 2004-2005, costituito un sistema di comunicazioni riservate con associati Aia, fornendo ad alcuni di essi, direttamente o per interposta persona, schede telefoniche di gestori stranieri, e per essersi avvalso pesonalmente di tale forma di comunicazione 'riservata'".

 

Ma non basta: nell'atto di deferimento Moggi - che è attualmente sotto processo a Roma per associazione a delinquere finalizzata all'illecita concorrenza con violenza e minacce per il caso Gea e in udienza preliminare a Napoli dove è accusato di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva - viene anche accusato di "avere svolto, fino al 2005-2006, in costanza di tesseramento con la Juventus, funzioni di fatto di dirigente della società F.C. Messina Peloro, collaborando con i suoi dirigenti Franza, Fabiani e Bonsignore", tutti e tre deferiti, "nelle funzioni decisionali".

 

Per Fabiani l'accusa è di avere "contribuito a costitire, con il Moggi, un sistema di comunicazioni riservate intrattenute con associati Aia" e di "essersi avvalso, sino alla stagione 2004-2005, delle funzioni di fatto di tipo direttivo svolte dal sig. Luciano Moggi all'interno della società FC Messina".

 

L'accusa di avere lavorato di fatto insieme a Moggi viene estesa anche al presidente Pietro Franza e all'ex dirigente Mario Bonsignore. Palazzi ha rinviato al giudizio della disciplinare nazionale anche dieci tra tesserati o ex tesserati dell'Aia. Tra questi gli arbitri Gianluca Paparesta, Tiziano Pieri e Paolo Bertini e il guardalinee Marcello Ambrosino, ancora nell'organico della Can.

 

Gli altri deferiti sono Romeo Paparesta (padre di Gianluca), Salvatore Racalbuto, Stefano Cassarà, Antonio Dattilo, Marco Gabriele e Massimo De Santis. Per tutti l'accusa è chiara: "avere utilizzato schede telefoniche di gestori stranieri e per essersi, così, avvalsi del sistema di comunicazioni riservate costituito da Moggi e Fabiani".