Firenze, 27 settembre 2007 - È un campionato bellissimo. Come la sfida che Fiorentina e Roma hanno pareggiato al termine di un confronto avvincente sino all’ultimo respiro. Come il poker della Juve alla Reggina. Come il perentorio successo dell’Inter e i colpi del Napoli e del Palermo. Dopo cinque giornate, in testa c’è un’incredibile ammucchiata: sette squadre che sgomitano in un fazzoletto di due punti con l’Inter che agguanta la Roma; Juve, Napoli e Palermo subito dietro, Atalanta e Fiorentina a ruota.

 

La sfida di Firenze ha rispettato le attese. Nonostante le assenze eccellenti, Totti e Perrotta in primis e durante l’incontro s’è pure infortunato Taddei, la Roma ha confermato ancora una volta tutto il suo valore, castigando senza pietà due distrazioni degli avversari. Soltanto una Fiorentina irriducibile e tostissima avrebbe potuto rimontare per due volte una capolista che ha trovato in Mancini e Giuly i terminali di un gioco più accorto e meno spumeggiante, eppure capace di essere a tratti micidiale.

 

Ma dall’altra parte c’era Mutu e c’era Frey (che sta alla Fiorentina come Buffon sta alla Juve), c’era Pazzini e c’era Vieri. C’era una squadra camaleontica che Prandelli smonta e rimonta in corso d’opera senza timori reverenziali, senza avere paura di osare. Una squadra che, soprattutto, non molla mai. Se i viola cercavano la conferma di potersi battere per lo scudetto, ieri sera l’hanno avuta e proprio nella circostanza più delicata e impegnativa.

 

La stessa in cui si era ritrovata l’Inter dopo il pari di Livorno: ma quando si ha in squadra uno come Ibrahimovic i problemi prima o poi si risolvono. Discorso identico per la Juve operaia di Legrottaglie e Salihamidzic. E per tutte (tranne che per il Milan) il bello deve ancora venire.