di Piero Degli Antoni

Milano, 17 ottobre 2013 - "La fiction racconta un’Italia piena di speranze. Se nella storia del nostro Paese ci fossero stati più Adriano Olivetti non ci troveremmo nella situazione in cui un capitalismo selvaggio oggi ci ha portato". Luca Zingaretti, protagonista dello sceneggiato, commenta così la fiction dedicata all’imprenditore illuminato che animò la scena industriale italiana negli anni Cinquanta. "Olivetti pensava che l’operaio fosse parte integrante dell’azienda. E non solo forniva asili nido, assistenza sanitaria, colonie estive per i figli – già questo oggi sembra fantascienza – ma credeva che l’operaio dovesse essere messo nelle condizioni ideali per lavorare. Per esempio pensava che l’operaio lavorasse meglio davanti a un bel paesaggio".

La miniserie in due puntate va in onda il 28 e il 29 ottobre su Raiuno. L’antagonista di Zingaretti è interpretato da Francesco Pannofino, che dà vita al personaggio di Dalmasso, industriale retrivo e conservatore che combatte in ogni modo le aperture sociali di Olivetti. Stefania Rocca riveste il ruolo di una spia americana che la Cia manda in Italia per sorvegliare le mosse di un imprenditore che, dalla visuale atlantica, odorava un po’ troppo di socialismo. Ma soprattutto la Cia era interessata alla divisione elettronica della Olivetti: il primo elaboratore elettronico al mondo, infatti, fu costruito proprio dalla Olivetti. E l’azienda di Ivrea fu messa nelle condizioni, anni dopo, di cedere l’intera divisione a un colosso dell’industria americana, la General Electric. Accanto all’Olivetti pubblico la fiction tratteggia anche quello privato, con tutte le sue fragilità di uomo, protagonista di controverse storie d’amore.