Stewart Copeland a Ravenna. "Meglio l'Orchestra dei Police"

Il batterista incanta al Ravenna Festival: "Sono più felice ora che ai tempi di Sting"

Stewart Copeland incanta al Ravenna festival (foto Zani)

Stewart Copeland incanta al Ravenna festival (foto Zani)

Ravenna, 30 giugno 2019 - «Mi creda, sono più felice adesso di allora». Quell’allora si riferisce ai tempi dei Police, una delle più sconvolgenti band di tutti i tempi con cui Stewart Copeland visse un’esperienza travolgente per 9 anni, dal 1977 al 1986. «Quando il gruppo si sciolse, dovetti imparare la normalità», mormora, al fresco dell’aria condizionata del suo camerino del Ravenna Festival. Sul tavolo frutta, acqua, una coca cola e anche la piadina romagnola. I 67 anni di Copeland sono rivelati solo dalla chioma color cenere, per il resto il fisico è quello asciutto dell’era d’oro. Quando negli anni dell’esplosione del punk dettava i ritmi a Sting in Next to you, nell’epocale album Outlandos d’amour o rullava come un forsennato in No time this time. E appena capisce che l’interlocutore sta per chiedergli se i Police, con Sting e Andy Summers, si riuniranno ancora, dopo il tour del 2007, lui lo stoppa subito con un «No plans»: non è in programma, grazie, parliamo d’altro.

false

Anche perché da tempo Copeland ha intrapreso una strada diversa, che sfocia in mille sentieri: ha inciso colonne sonore per Oliver Stone e Francis Ford Coppola («anche se adesso faccio altro»), musica per balletto, per videogiochi, ha in programma un documentario per la Bbc sulla musica e in Italia è stato ospite fisso della Notte della Taranta, che d’altro canto non può fare a meno di uno stregone del ritmo come lui. «Qui da voi è sempre uno spettacolo – racconta con fervore, gesticolando – avete delle piazze (piazza lo dice in italiano, ndr) bellissime, adoro suonare all’aperto, e in Italia è il massimo. Solo una volta mi è capitato quasi di congelare, a Firenze, in un concerto sotto la neve».

Copeland ha suonato ieri sera al PalaDe André di Ravenna, nell’ambito del Ravenna Festival con l’orchestra giovanile Cherubini diretta da Troy Miller, un connubio originale, fra rock e camera. «Ragazzi straordinari, ho appena scoperto che è in pratica l’orchestra del maestro Riccardo Muti. Pensate che io ho suonato una volta con la sua Chicago Symphony Orchestra, una quindicina di anni fa. Lui non c’era, ma vi giuro che il suo spirito aleggiava nell’edificio...».

Istrionico come sempre, Copeland si alza per scherzare con i musicisti della Cherubini, così giovani da non sapere chi sia questo eterno fanciullo che li raduna per far loro una foto. 

Ed eccoci al punto: è possibile suonare pezzi rock con un’orchestra di fiati e archi? «Ma certo, basta usare questi ragazzi come una rock band. E poi mi conviene, perché con gli archi la mia batteria si sente meglio, anche se devo fare attenzione e suonare piano...» esclama ridendo. Ride spesso Stewart, nato a Beirut con un padre agente della Cia e abituato a girare il mondo. Si sposò giovane con Sonja Kristina, la fascinosissima cantante dei Curved Air. Ora vive in California («ma non è caldo come qua, accidenti») e ha ben sette figli. «L’ultima la accompagnavo a scuola l’altro giorno e mi faceva ascoltare Steve Lacy in auto... una ragazza che ascolta Steve Lacy... non me lo sarei mai aspettato».

Con oltre 2500 biglietti venduti al momento Copeland vince il derby al botteghino con l’altro concerto di un grande batterista al Ravenna Festival, Nick Mason dei Pink Floyd, atteso il 14 luglio. Sale sul palco, impugna le bacchette e la “Cherubini” si trova fra le mani, per una volta, di un leader giocoso e sorridente: «Ve l’ho detto, adesso sono molto più felice di allora».