Michele Manzotti

Londra, 17 novembre 2013 -  E' un disco che ha sempre rischiato di fare la sorte del vaso di coccio tra due di ferro, stretto come è temporalmente tra due capisaldi come Stand Up (1969) e Aqualung (1971). Eppure Benefit (1970, appunto) è uno degli album più amati dai fans dei Jethro Tull e anche uno dei più apprezzati tra coloro che conoscono poco o non frequentano la musica del gruppo. Perché ormai il leader Ian Anderson si è lasciato il blues degli esordi alle spalle e ancora non ha affrontato il linguaggio dei «concept album» e del progressive che caratterizzerà il gruppo negli anni successivi. Il risultato è una ricerca di un suono forse ancora indefinito, ma capace di dare vita canzoni importanti nella storia del rock e della formazione inglese. Oggi Benefit è stato ristampato (Chrysalis/Warner) e rimasterizzato da Steven Wilson con l'approvazione dello stesso Anderson. Il secondo Cd presenta in versione mono e stereo tracce rare ed inedite di brani e singoli associati al periodo in cui Benefit fu pubblicato.

Il Dvd audio infine contiene le versioni "surround sound mix", Dolby Digital 5.1 e stereo dell'album mixate da Steven Wilson più le versioni inglese ed americana con le rispettive scalette in alta qualità audio. Inoltre la formazione è una delle migliori della storia dei Jethro Tull, perché oltre a Ian Anderson (voce, flauto e chitarra acustica) ci sono Martin Barre alla chitarra elettrica, Glenn Cornick al basso, Cluve Bunker alla batteria (ovvero la formazione di Stand Up) viene coinvolto il vecchio amico John Evan alle tastiere. Nei crediti del disco figura come elemento aggiunto, ma la sua presenza è fondamentale nel suono in otto tracce su dieci. La formazione resterà la stessa fino all'anno successivo quando Cornick fu sostituito da Jeffrey Hammond. E' lo stesso bassista di Benefit a raccontare alcuni particolari sull'album.

Cosa pensa di Benefit a tanti anni di distanza dalla sua uscita?

«Per me questo è il migliore disco che ho inciso con il gruppo. Ho sempre pensato che Ian scrivesse le sue canzoni più belle proprio per questo album sebbene in fondo non le amasse molto».

Come andò la registrazione?

«Incidemmo l'album su otto piste ai Morgan Studios con Robin Black come ingegnere del suono e le sedute furono piuttosto agevoli. Come era d'abitudine in quegli anni registravamo una traccia al giorno che veniva completata e missata lo stesso giorno. Avremmo inoltre dovuto fissare le sessioni tra i concerti che avevamo in programma e non andare in studio per completare tutto l'album come invece abbiamo fatto».

Perché fu fatta un'edizione apposita per il mercato americano?

«Personalmente fui dispiaciuto dal fatto che l'etichetta negli Usa volesse una traccia per le radio sul disco. Per questo reincidemmo Teacher, allora su singolo, per inserirla in Benefit. Non ho mai pensato che questo brano fosse giusto e non mi è mai piaciuto il modo come fosse inserito nel nuovo ordine di esecuzione. Tuttora ritengo che rovini la successione dei brani. Eppure qui negli Stati Uniti dove vivo attualmente sono ricordato maggiormente per la linea di basso in Teacher più di qualsiasi cosa abbia mai fatto, anche se ritengo che non sia particolarmente buona. Sarei stato più contento se fossi apprezzato per quella del brano dell'edizione inglese, ovvero Inside».