Roma, 09 gennaio 2012 - IN ATTESA di un tour che ha già raddoppiato Torino, la partenza il 10 aprile, triplicato il Forum di Milano, e chiuderà il 14 luglio allo Stadio Olimpico di Roma. Numeri che riguardano uno dei tre quaderni che porta nello zainetto della vita, “l’organizzazione degli impegni”, non il cuore.
Ciao Tiziano, che fai?
"Adesso sono a Latina, sono tornato per prendere una cagnolina. Prima sono andato a casa, in Inghilterra a Manchester, con qualche amico. L’ho comprata qualche anno fa e la terrò almeno fino al 2015 perché voglio vedermi i Mondiali di Rugby. Nel frattempo ho preso un appoggio a Milano e Latina: non sopporto più gli alberghi e sono un casalingo autonomo e responsabile. Faccio la coda, la spesa, pago le bollette, cucino. Mi alleno inconsciamente all’idea che tutto questo possa finire, per non essere preso alla sprovvista. Il futuro? Ho visto più di 90 case a Milano ma stanno venendo meno le ragioni d una scelta: gli amici. Come se anche loro fossero stati coinvolti, negli ultimi due anni, per cambiamenti di lavoro e personali, da una svolta epocale".
Nel tuo caso?
"Sono successe così tante cose e me le sento sulle spalle. Il 2010 è stato bellissimo, il 2011 di più, pieno di soddisfazioni e serenità. Sto cominciando a godermi un po’ questo mestiere, ho meno fretta, mi sento meno oppresso dai tempi. Conosco gli spazi e i luoghi, scelgo le cose che mi somigliano, persone che mi piacciono e mi rispettano".
Qual è stata, in questi anni complicati e difficili, la tua forza?
"L’amore per la realtà. Vengo da una famiglia normale, vera, persone che si sono fatte un mazzo così. I miei genitori si sono sposati senza avere un lavoro fisso, mi hanno insegnato anche il valore dei soldi. Siamo il campione perfetto delle statistiche, lo vedo anche in questi giorni in cui morde la crisi. Poi la vita di provincia. Quando ho conosciuto il mondo dello spettacolo, mi sono subito allontanato geograficamente: Messico, Inghilterra…Volevo difendere la mia privacy e fare dischi solo come volevo io. Ho avuto il supporto di tutti, a cominciare dalla casa discografica, la Emi (non era scontato)".
Nelle tue canzoni i testi hanno intensità emotiva e profondità di pensiero. Come hai costruito un linguaggio?
"Non ho mai dovuto inseguire l’ispirazione, tutto parte dalla vita. Sono curioso, ho mille interessi, mi piace studiare le lingue. Vedo tutti i film, parto per i viaggi che voglio fare. Libri? Zero, solo manuali, grammatiche di inglese, spagnolo, francese. Testi di studio, mai narrativa. Ma il lavoro con la editor per il mio libro è stato il viaggio più bello del mondo. Lei mi ha detto: anche nei tuoi diari scrivi da autore. Ma non è dai diari che nascono le canzoni. Io viaggio sempre con tre quaderni: il primo per i testi, il secondo è un diario, il terzo serve a organizzare gli impegni. Detto questo, mi piacerebbe scrivere un romanzo".
A chi fai ascoltare per la prima volta una canzone?
"Finché la canto, nessuno legge. Perché quelle parole non hanno senso senza la melodia, gli arrangiamenti, il suono. Non sono poesia. E prima di andare in sala di registrazione le canto a casa da solo, con le basi, per essere sicuro. Quando il disco è finito raduno gli amici storici, che non mi perdonano nulla. Ci mettiamo in macchina, con lo stereo e due birre, sotto casa. E’ un momento bellissimo e vergine, senza pensieri, e io scruto le loro reazioni".
Ma stavolta non eri solo mentre nasceva il disco…
"Ho condiviso il mio lavoro con una persona, non mi era mai successo. Il tuo compagno che ti guarda e rispetta le tue notti in bianco, ride e piange con te. Lui che ha un lavoro normalissimo fatto di orari d’ufficio, settimane corte, stipendio medio italiano. Mi ha fatto capire quanto sia strano il mio. Per anni ho avuto solo la musica, ho scritto testi sperando che non li capisse chi non aveva sofferto, pianto, sorriso come me. Ho messo in standby la mia esistenza per dedicarmi a una cosa incredibile che mi stava succedendo, non farlo sarebbe stato un crimine. Sono stato un workalcholic, malato di lavoro. Prima non avevo mai avuto la forza di ammettere che stavo bene e non stavo sbagliando. Lo schema era: primo fuggire, secondo negare a te stesso. Se io avessi avuto una doppia vita e mi fossi divertito sarebbe stata una vita di merda ma ci sta. Mi sentivo talmente inadeguato e la musica era l’unica cosa che vivevo. Finché il corpo e la mente ti chiedono altro. Il percorso di analisi mi ha aiutato moltissimo. Io sono una persona sentimentale, se amo vorrei gridarlo al mondo intero. Me lo sono negato finché non ho potuto farlo".
Queste sono state le premesse di un outing, sulla tua omosessualità, che è stato accolto con molto rispetto.
"Con un distinguo. Si parla sempre di orientamento sessuale, ma è solo sentimentale nel mio caso. Se fosse legato solo al sesso sarebbe stato risolvibile. Ma quando ami una persona non puoi non condividerla fino in fondo. Da quando sono sereno posso usare la mia dimensione sentimentale anche nel lavoro. Non è mai stato un problema di comunicazione con il mio pubblico, di immagine esterna, la gente è molto più intelligente di quanto vogliono farti credere".
Come sarà il tour?
"Prima riunione fra una settimana. I concerti che mi sono piaciuti di più sono quelli dove le canzoni si sentono bene, grande band, palco lineare, produzione con un budget adeguato (Roberto De Luca e Live Nation non ci faranno mancare il giusto). E qualcosa di divertente. Ma lavoreremo per sottrazione, cercando di avere qualche musicista dell’album, che è stato suonato in presa diretta: arrangeremo così anche i vecchi successi. Ho una carriera piena di singoli".