Verona, 4 maggio 2011 - Abbandonato il long playing utilizzato lo scorso autunno per coprirsi le parti sacre sulla copertina “nature” di un settimanale molto in voga a favore di un ben più confacente completo grigio, Biagio Antonacci è sbarcato per tre sere all’Arena di Verona con una gran voglia di celebrarsi.

Ma tra le grida e le braccia protese un emiciclo in deliquio (trentamila e passa fan nelle tre serate, a conti fatti più dei paganti effettivi richiamati quattro estati fa a San Siro) l’idolo di Rozzano nel suo darsi non ha messo certo meno narcisismo di quanto riversato quegli scatti che lo ritraevano così come mamma l’ha fatto. Anche se poi in privato non lesina recriminazioni sui limiti questa ostentata fisicità; che se la gente lo percepisse un po’ meno sex symbol avrebbe forse più attenzione per la sua anima rock. Insomma, Vasco e Liga possono tirare un sospiro di sollievo.

Anche perché a lui fare il fidanzato di tutte piace da matti come ribadito in queste tre sere - ieri l’ultima replica - da uno show completamente ripiegato sui sentimenti, pronto a spogliarsi (ancora?) di qualsiasi orpello scenografico per lasciare il suo mattatore a tu per tu con le passioni di Iris, Angela, Alessandra sotto la luna romantica di Aida.

Unico “abbellimento”, qualche proiezione sui gradoni millenari lasciati a vista sul fondo della scena; la cornice di un viaggio sentimentale di pelle e di cuore aperto dalla fanfara dei bersaglieri come omaggio a nonno Giovanni, reduce della campagna di Russia, e a quel tricolore accanto a cui il Radames pop apre lo spettacolo cucendo tra loro brani come “Vivi l’avventura”, “Dopo il viaggio”, “Come siamo tanti al mondo” prima di accelerare in direzione de “Il cielo ha una porta sola”, di “Ti ricordi perché” e di “Inaspettata”, eponimo dell’ultimo album arrivato frattanto in vista delle 200 mila copie vendute.

"Il fatto che le radio stiano trasmettendo il quinto singolo estratto da “Inaspettata” dimostra la straordinaria longevità di questo disco" ammette Biagio, che in “Ubbidirò” all’Arena s’è confrontato per due sere su tre col rap a mitraglia dei Club Dogo. "Francamente non mi sarei atteso tanto interesse, cosa che mi sta spingendo a rivedere un po’ i programmi. Pensavo di limitare l’attività “live” a queste tre serate, ma ora non è detto che a settembre non faccia qualcosa, magari nei palasport. Anche se non vedo l’ora di mettermi a lavorare su un nuovo disco; scrivo in continuazione e ormai avrò da parte una cinquantina di canzoni composte e accantonate perché frattanto me ne sono venute delle nuove. Sono il mio tesoretto, a cui metterò mano quando la creatività comincerà a farsi desiderare. Intanto mi godo il presente".

Nel parcheggio dei sogni c’è un album acustico. "Anche quando spengono l’amplificatore i rocker sanno regalare suggestioni straordinarie. Sono certo, ad esempio, che un disco voce e chitarra di Vasco passerebbe alla storia. Nelle canzoni conta molto quello che sai metterci dentro. Io ad esempio vorrei tanto interpretare prima o poi “Respiro”, un successo di Franco Simone che reputo straordinario".

Biagio è un uomo di famiglia e sentimenti (lunedì ha fatto cantare a tutta l’Arena buon compleanno al figlioletto Giovanni che compiva dieci anni), ma anche di principi. Soprattutto in materia di ambientalismo. "Sono antinuclearista da molto prima di Fukushima. Per questo in merito al referendum di giugno per dire no alle centrali la penso come Adriano Celentano; dobbiamo mobilitarci tutti per dar forza alle ragioni del nostro no".