Bologna, 28 settembre 2010 - Il bello è venuto quando la festa è finita. Seduto a un estremità del tavolo, sotto una luce da scrivania, Francesco Guccini, appena insignito del Nettuno d’Oro del Comune di Bologna e del Premio Provincia, veniva accerchiato da un’onda di giovani che gli chiedevano autografi e dediche, lo catturavano con i videofonini, si spingevano avanti come a volerlo toccare.

Il cantautore che il 14 giugno scorso ha compiuto i 70 anni— e per il quale, in questo 2010, cade anche il quarantesimo dell’album 'L’isola non trovata', il primo con la partecipazione del leggendario batterista Ellade Bandini — sorrideva in mezzo a quei volti giovani, e aveva riposto l’imbarazzo che aveva percorso le sue poche parole mentre mostrava ai fotografi la statuetta del Nettuno, e la scultura firmata da Nicola Zamboni per il Premio Provincia.

"Quando sento tante belle parole sul mio conto", spiegava il Maestrone, "mi vergogno come un ladro. Sere fa sono andato al concerto di Ligabue, a un certo momento mi hanno inquadrato con il riflettore, e tutti a dire ecco Guccini, ecco Guccini, io allora mi sono coperto la faccia con le mani tanto mi vergognavo, e allora è sembrato che io fossi concentrato, commosso, invece era solo vergogna. E poi, sapete — ha aggiunto —, nella vita ci sono dei tempi, e quando arriva il momento in cui passi ormai per un vecchio coglione, allora vieni premiato, come oggi, e ascolti la tua vita raccontata fin nei minimi dettagli dalla prolusione del professor Brunetto Salvarani".

La motivazione ufficiale del doppio riconoscimento rende a Guccini un omaggio sincero, non rituale, alludendo a "un’incredibile ricchezza di contenuti", "al ruolo di primo piano svolto con generosità in questi anni nel panorama culturale italiano e bolognese" e alla "parola coniugata in forma di canzone, di romanzo, di opera teatrale e perfino di fumetto".

Ma ben più efficaci, pur nella loro brevità, sono stati gli interventi del commissario Anna Maria Cancellieri, che sedeva alla sinistra del premiato (lei in tailleur nero, lui con cardigan blu-violetto e la camicia grigia aperta sul collo), e del presidente della Provincia, Beatrice Draghetti. "Francesco non lo sapeva", ha ricordato quest’ultima, "ma siamo stati a lungo vicini di casa, quando lui abitava a Bologna nel mio stesso quartiere, la Cirenaica, una zona popolare, un’umanità che penso lo abbia ispirato e a cui lui, da poeta qual è, ha saputo dare voce". E la Cancellieri: "Con questo premio si affermano il nostro amore per Guccini e il suo amore, appassionato per Bologna".

Le prime file guardavano e applaudivano compiaciute. Nessun collega cantautore (salvo errori), ma non mancavano il prefetto Angelo Tranfaglia, il rettore Ivano Dionigi, l’onnipresente Maurizio Cevenini, il direttore dell’Arena del Sole, Paolo Cacchioli e quello dell’Archiginnasio Pierangelo Bellettini, e ancora Eraldo Turra, il vicepresidente della Provincia, Giacomo Venturi e un bello spicchio di autorità militari.

In meno di un’ora tutto si era concluso, anche la lettura delle otto, dottissime cartelle del professor Salvarani, studioso di teologia e anche autore di un libro (a quattro mani) dedicato al cantautore. Bologna e Guccini è un rapporto complicato (è forse per questo che la relazione del premio non è stata affidata a un bolognese?), ma lui non si astiene dal manifestare dispiacere per la situazione del Duse e di MAMbo: "Sarebbe molto triste se chiudessero. Spero che non accada".

Nel 2003, poco più di 40 anni dopo l’arrivo in città, Francesco affermava, nel libro-conversazione con Vincenzo Cerami, a proposito della ex città dei biasanòt che l’aveva incantato come una piccola Parigi della Rive Gauche: "Aborro Bologna perché si sta chiusi in casa, vedo le stagioni solo attraverso un giardinetto che adesso comincia a buttare qualche foglia... Troppi motori, troppa metropoli, si perde il suo essere antica, placida, bonaria".

Quel volumetto di 140 pagine si intitola Storia di altre storie, esattamente come il doppio cd antologico che esce oggi in tutta Italia. Francesco è uomo di montagna, un affabulatore da veglie nei cascinali. Come il suo amico Loriano Macchiavelli, che ieri si affrettava perché Guccini lo vedesse, "altrimenti pensa che non sia venuto".

A chi gli chiede come sta la città, Francesco risponde allargando le braccia: "L’atmosfera che c’era una volta a Bologna non c’è più: i tempi cambiano, ma anche noi cambiamo. Forse la trasformazione non è solo della città ma anche dentro noi stessi. Sono dieci anni che me ne sono andato, non seguo più le vostre vicende. Se mi parlate di Pavana, allora forse qualcosa di più’ lo so dire..".

Ecco perché, uscendo dalla Sala Borsa, si viene presi dalla voglia di salire sull’Appennino anziché stremarsi nel traffico. E poi, già che si è deciso di dare il premio, non si poteva fare lo sforzo di conferire l’Archiginnasio d’Oro, anziché il più modesto Nettuno, visto che con Guccini si premia la cultura, non altro?