Battisti & Mogol rock. Tu chiamale emozioni

Le hit della mitica coppia riarrangiate dal paroliere. "Forse avrebbe avuto qualcosa da ridire, ma alla fine sarebbe stato felice di sperimentare"

Giulio Repetti in arte Mogol

Giulio Repetti in arte Mogol

Andrea Spinelli

AVIGLIANO UMBRO (Terni), 18 novembre 2014 - BATTISTI ha regnato nell’era del long playing, ci ha lasciati in quella del cd ed ora rivive nell’iPod grazie a Mogol, che tra i solchi del nuovo album sull’epopea di “Emozioni” ideato e inciso al Cet, la sua scuola di musica in Umbria, recupera dodici hit assolute del sodalizio per darle in pasto agli umori di una rilettura aggressiva, heavy, barocca, con pochi chiaroscuri e tante chitarre ad alto volume. Ascoltando “Le canzoni di Mogol e Battisti in versione rock New Era” i primi nomi che vengono in mente sono quelli di Toto, Vasco Rossi, Van Halen, Queen, senza tralasciare un altro eroe anni Ottanta quale Michael Jackson per la strizzata d’occhio a “Billie Jean” che affiora da “Con il nastro rosa”.

«Lucio era avanti. Molto avanti. Il rock la sua grande passione» spiega Mogol nelle note di copertina e in privato aggiunge che a Lucio non sarebbe certo dispiaciuto. «Forse avrebbe avuto qualcosa da ridire su queste versioni delle nostre canzoni, ma alla fine si sarebbe trovato d’accordo sull’idea di sperimentazione, di futuro che il disco si porta dietro».

Converrà che sentire i vostri classici in questa versione è un po’ uno shock.

«Lucio era rock e noi non abbiamo fatto altro che lasciar scorrere il fiume in un letto già predisposto. Lui ascoltava musica per otto ore al giorno, analizzandola accordo dopo accordo come un tecnico. Sapeva tutto di Zeppelin e di Stones. E poi aveva una grande capacità critica oggettiva. E’ proprio la capacità critica oggettiva che gli consentiva di scegliere le idee migliori fra le tante che aveva. Pure la nostra scuola, oggi, lavora su questo principio».

Ma non fu lui a dire, un giorno in studio, a Maurizio Vandelli che avanzava suggerimenti «tu pensa a suonare che alla musica penso io»?

«Non era assolutamente ostinato nelle sue idee. Ma quello che scriveva era talmente bello da suscitare incondizionata ammirazione. Come giudice musicale delle sue canzoni aveva una considerazione di me maggiore di quella che avevo io stesso. E laddove davo suggerimenti lui li seguiva. Anche se è successo rarissime volte, anzi forse una sola».

Sul panorama della musica attuale, figure come la sua non ci sono più.

«Quella di oggi è spesso una musica senza cultura, non puoi fare canzone di qualità con ex dilettanti che sono stati due mesi alla tv. Il talent fa show, non scuola. Se certe trasmissioni televisive prendessero gente con un po’ di basi, avrebbero più successo»

Ha già qualche idea sul prossimo album?

«Certo. Al momento s’intitola ‘Mogol project’ e uscirà tra un paio d’anni. Sto parlando di 12 nuove canzoni composte nell’ultimo decennio che vorrei affidare a 12 interpreti di gran nome o ai ragazzi della mia scuola. Vedremo».