Morto Gianni Cavina, il ricordo di Pupi Avati: "Grazie per non avermi mai lasciato solo"

Il regista ricorda l'amico attore scomparso nella notte all'età di 81 anni

Gianni Cavina

Gianni Cavina

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera che Pupi Avati ci ha inviato in occasione della morte di Gianni Cavina. Con queste parole il grande resgista ha voluto ricordare l'attore scomparso nella notte all'età di 81 anni. 

Caro Gianni, …e quella volta che in una pausa di Regalo di Natale hai perso con Haber trecento mila lire e te le ha chieste per tutto il film, e quella volta che a Bologna facemmo il nostro primo film , senza sapere come si facesse, e io invece di dire “motore” dicevo Ciak con i cinematografai romani che ci ridevano dietro, e quell’altra nella Mazurka che alle due di notte andasti a svegliare un fioraio di Cento perché Tognazzi voleva fare il pesto e ci voleva il basilico, e quella in cui molto più che ubriachi distruggesti una sala del ristorante Il Pellegrino, e quella in Bordella che ti “impiccasti” con i preservativi, e quei tanti pomeriggi di sceneggiatura con Antonio nell’ufficetto di Maurizio Costanzo a cazzeggiare, e la tua mirabile interpretazione dell’agente di Boldi in Festival che ti valse il nastro d’Argento, e quella gallina che sapesti fare nelle Stelle nel Fosso che rimane uno dei momenti più poetici del nostro cinema, e quella volta che desti un cazzotto a Teddi Reno che ti fece perdere il sabato sera in TV, e quel magnifico sagrestano de Il Signor Diavolo che rese così inquietante il finale, e le mille cene da Il Lercio sulla ferrarese durante la Casa dalle Finestre che ridono, e quelle lezioni da Checco Coniglio per poter interpretare il trombonista di Jazz Band, e le partite di Calcio nella Rivincita di Natale con Abatantuono che non ti passava mai il pallone, e il superlativo padre della Ramazzotti ne Il Cuore grande delle ragazze, e l’orfano di Dancing Paradise che pretende di essere accompagnato in cielo dal padre da Carlo Delle Piane, e quella volta che convincemmo Moggi a prendere il tuo Fabrice nella giovanile della Juve,e quella volta che fosti quel nobile pazzo che terrorizzava Mozart in Noi Tre, e quando telefonasti ad Antonio che stavi suicidandoti nella vita reale, mi ricordo quanto ti divertisti a fare il detective scemo in Tutti defunti, o quel nonno finto campione di biliardo negli Amici del bar margherita, e quando facesti quell’inquietante autista della Sconfinata giovinezza, o il fratello di Loris nella via degli angeli, o quando al Bandiera Gialla di Rimini con Hamburger Serenade trascorremmo una delle estate memorabili della nostra vita, e quando la tua Marie France se ne andò per sempre, e quella volta in cui il Buon Dio seppe provvedere facendo entrare Giovanna nella tua vita, e quella volta in Cinema !!! , e ancora quella volta pochi mesi fa in Dante in cui , ,pur di esserci, già provato nel fisico ti facesti condurre a Roma per interpretare con Castellitto una delle sequenze più evocative del film, e quella volta, Gianni, e ancora e ancora., quelle mille volte della nostra vita. Sono infinite e lo sai. ogni “volta” ci ha fatto capire meglio e di più come si facesse questo cinema e quanto ci piacesse farlo. Grazie per non avermi mai lasciato solo .

Pupi