Mercoledì 24 Aprile 2024

Eurovision 2016, l'Italia scommette su Francesca Michielin

Favorita la Russia, ma la nostra cantante potrebbe riservare sorprese. Ma c'è tanto tricolore anche dietro le quinte

Francesca Michielin all'Eurovision Song Contest 2016 (Afp)

Francesca Michielin all'Eurovision Song Contest 2016 (Afp)

Stoccolma, 10 maggio 2016 - Per i bookmakers inglesi la Russia ha già ipotecato questa sessantunesima edizione dell’Eurovision Song Contest. E poco importa che il set del cantante, attore e presentatore tv Sergey Lazarev ricordi da vicino, per la fisicità e l’interazione con lo schermo, quello che un anno fa ha permesso al bel Mans Zermerlöw (promosso quest’anno presentatore) di strappare a Il Volo una vittoria certissima, certa, anzi probabile. 

A Mosca perfino l’Eurovision è un fatto di stato e il costosissimo palazzo del ghiaccio costruito a Sochi per le Olimpiadi aspetta ormai da due anni il momento di ospitare la Champions League della Canzone. Lazarev ha un set perfetto, che lo vede camminare sulla schermo e schizzare nello spazio su meteoriti di ghiaccio, ma qui a Stoccolma, dove perfino i segnali acustici degli attraversamenti pedonali del centro hanno un ritmo dance, niente sembra poi scontato viste le quotazioni in rialzo pure di Ucraina, Austria, Malta, Armenia e Serbia. 

Molto bene la nostra Francesca Michielin che, in quanto italiana e quindi testa di serie, scenderà in gara solo nella finalissima di sabato (ma nella semifinale di giovedì offrirà un primo assaggio della sua canzone) assieme ad altre due favorite come Francia e l’organizzatrice Svezia (che invece presenteranno la loro canzone fuori concorso già questa sera). A raffreddare un po’ lo slancio con cui gli allibratori avevano accolto la partecipazione dell’eroina di "Nessun grado di separazione" è stato il sorteggio, che sabato l’ha destinata ad esibirsi nella prima parte della maratona piuttosto che nella seconda, considerata più favorevole ad un buon piazzamento. Anche se nelle ultime due finali i trionfatori Conchita Wurst e Mans Zermerlöw avevano cantato entrambi nella prima parte e, per coincidenza, entrambi undicesimi. 

Molti gli italiani coinvolti già in questa prima eliminatoria. L’ingegner Giampiero Soncini è un tecnico che lavora sulle piattaforme petrolifere, ma all’Eurovision si presenta nei panni del manager dei ciprioti Minus One; la loro “Alter ego”, in cui il cantante Francois Micheletto trova pure modo di ululare come un lupo mannaro, è cofirmata dallo svedese Thomas G:son. “Mi trovavo per lavoro a Tokyo, quando i ragazzi mi hanno detto che erano stati scelti per la manifestazione - racconta Soncini -. Abbiamo messo in piedi tutto in gran fretta, ma ci siamo riusciti”. 

La maltese Ira Losco è stata in tour con Max Gazzè, mentre il capo delegazione della Francia è italiano e così Marco Mannuzzi, promoter di Serhat, il turco di San Marino. Se Ankara, infatti, ribadisce il suo allontanamento dall’Europa canora, Serhat corre per lo Stato del Titano, il più piccolo tra quelli in gara quest’anno, raccontandosi (a suo rischio e pericolo) in “I didn’t know” come un Leonard Cohen ottomano dalle tentazioni dance accompagnato da cinque bajadere in abito argentato. Serhat, che al secolo si chiama Ahmet Serhat Hacıpasalıoglu e ha ha una laurea in odontoiatria, corre la sua gara come certi piloti di Formula Uno che si presentano in scuderia con il casco in una mano e lo sponsor nell’altra. E la scuderia ovviamente è San Marino. 

Stando ai bookmakers, buone le quotazioni pure la modella armena Iveta Mukuchyan con una "Lovewave"” molto ben accolta dai fans nonostante il look formato  Zora la Vampira.  Ma fra i sorrisi e le canzoni di questo Eurovision 2016 non manca una riflessione seria sull’immigrazione, con un balletto dedicato al dramma dei rifugiati. Nonostante, infatti, la natura deliberatamente apolitica della manifestazione, la cronaca continua ad entrare a gamba tesa sulle questioni europee, come dimostra il caso del divieto d’ingresso in sala a bandiere diverse da quelle “ufficiali” delle nazioni in gara poi rimosso a furor di popolo.

Pietra dello scandalo una comunicazione interna all’European Broadcasting Union (l’associazione che riunisce le maggiori televisioni del continente, organizzatrice dello spettacolo) che metteva al bando le bandiere del Galles, della Lapponia, del Kossovo, della Palestina, dei Paesi Baschi (e perfino quella multicolore della comunità gay) all’interno di una lista in cui figurava pure quella dell’Isis. Facile immaginare la reazione e l’opportunità, da parte dell’Ebu, di una solerte marcia indietro.