{{IMG_SX}}New York, 24 aprile 2008 - Primo Carnera è stato uno dei più grandi pugile del mondo. Ora la vita del lottatore friuliano diventa un film grazie al lavoro di Renzo Martinelli. 'Carnera The Walking Mountain' ('Carnera La montagna che cammina'), è stato presentato in anteprima mondiale al Madison Square Garden di New York, e uscirà nelle sale italiane il 9 maggio, distribuito da Medusa, e poi in una versione tv in due puntate da 100 minuti che si vedrà su Canale 5 fra la fine del 2008 e l'inizio del 2009.

 

Una grande operazione multimediale, con un gigantesco lavoro di post-produzione, mai effettuato in Europa, per raccontare il gigante buono dall'infanzia a Sequals, un paesino del Friuli, alla conquista del titolo dei pesi massimi, il 29 giugno del 1933 al Madison, perso l'anno dopo contro Max Baer.

 

Martinelli ha vinto anche la sfida di trovare, dopo sei-sette mesi di ricerca, un attore che potesse interpretare il mitico peso massimo: il pugliese Andrea Iaia, 26 anni, alto 1.98, che aveva praticato un po' di boxe e arti marziali per 12 anni, conosce bene l'inglese, di formazione teatrale, alla sua prima esperienza cinematografica.

 

Accanto a lui Anna Valle nel ruolo della moglie Pina Kovacic, Burt Young (Lou Soresi), F. Murray Abraham (Leon See), Paul Sorvino (Ledudal), Paolo Seganti (Eudeline), Antonio Cupo (Max Baer), Kasia Smutniak e Joe Capalbo con un cameo di Nino Benvenuti (l'allenatore di Max Baer) e la figlia di Primo Carnera, Giovanna, nella parte della maestra elementare del pugile. Collaborazione alla sceneggiatura di Alessandro Gassman.

 

''E' una bella sfida interpretare un pugile. E' gente che è partita dal basso, è caduta e si è rialzata. Ho studiato - dice Iaia - tutto quello che c'era su Carnera. Ho incontrato la figlia di Primo, Giovanna, a Sequals dove sono stato accolto come a casa di una zia, ho affinato la tecnica del pugilato per renderla come era negli anni Trenta, cercando il più possibile il realismo anche sul lato sportivo''. ''Interpretando Carnera - continua l'attore, a cui è già arrivata una grossa proposta per un nuovo film di cui non vuole anticipare nulla - ho imparato cos'è la dignità. E' caduto undici volte e si è sempre rialzato. Si è rotto una caviglia ma non si è lamentato. Ha combattuto per gli immigrati nel mondo senza mai dimenticarsi di essere italiano. La boxe è uno sport estremo che ti porta al rispetto verso il prossimo. C'è meno crudeltà nella boxe che in quello che avviene oggi a livello politico e in Africa''.

 

Murray Abraham, il manager Leon See che porterà Carnera al successo, dice: ''Il mio personaggio è negativo ma Primo non sarebbe stato quello che è senza di me. Quello che manca ai leader politici di questo paese e dell'Italia è una visione delle cose''.
Young racconta invece di essere sempre stato vicino al mondo della boxe. Seganti, che ha fatto il pugile dai 14 ai 20 anni, ci teneva molto a fare la parte dell'ex pugile di talento Eudeline che vive il suo sogno attraverso Carnera e Cupo, che inizia a girare il 5 maggio a Milano la sit-com Mediaset Medici miei, dice che Baer era ''buono nella vita e amico di Primo''.

 

''L'investimento - spiega Martinelli - copre una serie di uscite. Stiamo cominciando a vendere in tutto il mondo il film in inglese. Siamo in trattative con Sony e con diverse grosse case. Ci conto molto soprattutto negli Stati Uniti, potenzialmente 25 milioni di persone potrebbero vederlo. Sarebbe un fatto importante anche per il nostro cinema. Finalmente un film italiano andrebbe sui mercati. E' sciocco limitare il lavoro al nostro Paese, oggi il mondo è un villaggio globale. Uscirà anche in homevideo''.

 

Costato sei milioni di euro, una cifra impensabile per gli Stati Uniti, il film coprodotto da Rti e Martinelli Film Company International in associazione con la Giuseppe Marra Communication, è stato girato tutto in Romania d'estate. Mille e cinquecento le inquadrature digitali e ci sono voluti 20 mesi di lavoro al computer per ricostruire le grandi arene del passato: la Wagram Hall di Parigi, la Royal Albert Hall di Londra, il Madison e il Garden Bowl di New York al quale si deve aggiungere un complesso lavoro di crowd replication (moltiplicazione di folla) mai effettuato in Italia, per creare folle composte da migliaia di persone.

 

Presa da immagini di repertorio la scena del matrimonio fra Carnera e Pina, che nella realtà avvenne dopo il '34 mentre nel film c'è una forzatura temporale che anticipa tutta la storia d'amore.
''E' la dimostrazione - dice Martinelli - di come dietro ad un grande uomo ci sia sempre una grande donna''. Prese da filmati anche le immagini del peso massimo che si affaccia con la camica nera dal balcone di Piazza Venezia come volle il Duce, con la sostituzione delle facce dei veri protagonisti con quelle degli attori. Veri tanti pugni (Seganti si è incrinato due costole e Cupo è svenuto sul set).

 

Commossa la figlia di Carnera, Giovanna, che vive in Florida, e racconta come lei e il fratello Umberto abbiano detto no a molti film sul padre dopo Il colosso d'argilla che era ''malizioso, non vero. Martinelli fa vedere invece il lato umano di mio padre che non faceva prediche ma dava esempi''. ''E' importante ricordare - sottolinea Benvenuti, acclamato al Madison come una star, che Carnera non era solo un uomo grosso, forte, sapeva fare il pugile sotto il profilo tecnico''.