{{IMG_SX}}Los Angeles, 25 febbraio 2008 - Il sipario è calato sull'80esima edizione degli Academy Awards. Quella di stanotte, una notte degli Oscar un po' sottotono, è stata segnata da alcune vittorie attese, prima fra tutte il trionfo dei fratelli Joel ed Ethan Coen che hanno portato a casa le due statuette più ambite, quella per la migliore regia e per il migliore film, ma anche da alcune sorprese, tra cui la vittoria di Marion Cotillard come migliore attrice per "La vie en Rose".

Sul palco del Kodak Theatre di Los Angeles c'è stato spazio anche per l'Italia, rappresentata da Dante Ferretti, Francesca Lo Schiavo e Dario Marianelli.


Ferretti e Lo Schiavo, apparsi emozionati e felici mentre ritiravano la statuetta, hanno ricevuto l'Oscar per le scenografie di Sweeney Todd, la pellicola che vede protagonista Johnny Depp che aveva ricevuto la nomination come migliore attore, ma che ha dovuto cedere il passo a Daniel Day-Lewis, come del resto hanno fatto anche George Clooney, Tommy Lee Jones e Viggo Mortensen. L'altra statuetta italiana è andata a Dario Marianelli per la colonna sonora di "Atonement", Espiazione.


L'Oscar vinto dall'italiano è stato l'unico assegnato alla pellicola, che aveva ricevuto altre sei nomination, tra cui quella come miglior film.


Sul palco del Kodak Theatre hanno sfilato tutti i nomi migliori di Hollywood, come non ha mancato di sottolineare il padrone di casa della serata, l'attore comico Jon Stewart, che si è concesso di scherzare con gli attori in platea, con battute all'indirizzo delle adozioni dell'assente Angelina Jolie e sulle future mamme Cate Blanchett, Jessica Alba e Nicole Kidman, su Ellen Page, la giovane protagonista di Juno e su Daniel Day-Lewis, vincitore dell'Oscar per There Will Be Blood, Il Petroliere. Stewart ha anche scherzato sullo sciopero degli sceneggiatori durato oltre tre mesi e che ha rischiato di mettere in pericolo la notte degli Oscar.


La serata ha celebrato il talento dei fratelli Joel e Ethan Coen, il cui film "No Country for old man", in italiano Non è un paese per vecchi, ha ricevuto otto nomination e portato a casa quattro statuette, tra cui quelle più ambite. I due, che avevano già vinto l'Oscar nel 1966 con "Fargo", hanno vinto l'Oscar per il miglior film e la migliore regia, mentre la pellicola è stata premiata anche per la migliore sceneggiatura non originale e per il migliore attore non protagonista, Javier Bardem.

L'attore spagnolo ha lasciato al palo rivali del calibro di Casey Afflek, fratello di Ben (che aveva vinto insieme a Matt Damon l'Oscar per la sceneggiatura con "Will Hunting, genio ribelle" nel 1997), Philip Seymour Hoffman, Hal Holbrook e Tom Wilkinson.


Ha un po' deluso le aspettative della vigilia "There will be blood", Il petroliere, uno dei grandi favoriti della vigilia con otto nomination, come "Non è un paese per vecchi". La pellicola è riuscita a portare a casa la vittoria nelle categorie migliore attore, appunto Daniel Day-Lewis, e migliore fotografia, con Roger Deakins.


La vera delusa della serata è stata però Cate Blanchett, protagonista di "Elizabeth: the golden age", che si è vista soffiare la statuetta come migliore attrice da Marion Cotillard e quella come migliore attrice non protagonista per "I'm not there", Io non sono qui, andata a Tilda Swinton per "Michael Clayton", pellicola che aveva ricevuto sette nomination e ha vinto un solo Oscar.


Cotillard, che ha impersonato Edith Piaf nel film "La vie en rose", alla sua prima nomination, è apparsa commossa, senza parole, e con le lacrime agli occhi ha detto che "allora è vero che in questa città ci sono degli angeli". L'attrice francese è stata applaudita dalle altre attrici che avevano ricevuto la nomination, Julie Christie, Laura Linney e Ellen Page, la giovane protagonista di "Juno", pellicola che aveva ricevuto quattro nomination ed è stata premiata per la migliore sceneggiatura originale. Per Diablo Cody, ex blogger ed ex spogliarellista, il premio ricevuto per "Juno" rappresenta un punto di svolta e un grande successo, che arriva alla prima esperienza come sceneggiatrice.


L'Oscar alla carriera, che l'anno scorso era andato all'italiano Ennio Morricone, è stato assegnato quest'anno allo scenografo Robert Boyle, classe 1909. Nato a Los Angeles, Boyle ha collaborato con registi del calibro di Alfred Hitchcock a film tra cui "Gli uccelli" del 1963. Durante la sua carriera ha ricevuto quattro nomination per l'Oscar per la migliore sceneggiatura. Premiato dall'attrice Nicole Kidman, sul palco ha espresso poche parole di gratitudine per l'Academy.

 

SATIRA ALLA PREMIAZIONE

"L'Oscar compie 80 anni; è dunque il candidato ideale per il Partito repubblicano": le elezioni americane sono salite immediatamente alla ribalta, al Kodak Theatre di Los Angeles, nella notte degli Oscar.
L'anfitrione, il comico Jon Stewart, ha condotto quello che è il più grande spettacolo dell'anno in modo agile, nonostante le frequenti interruzioni dello spettacolo: skech musicali e continue retrospettive, organizzate per sopperire alla carenza di testi, a conferma che gli sceneggiatori hanno avuto poco tempo per preparare lo show.

Lo sciopero degli sceneggiatori che ha messo in ginocchio Hollywood è infatti terminato il 12 febbraio e dunque ci sono stati appena 11 giorni di tempo per preparare uno spettacolo che di solito viene limato per settimane.
Abituato alla satira che compie settimamalmente sul suo «The daily show» (il lunedì e il giovedì), Stewart non è sembrato però ostacolato dalla fretta con cui ha dovuto preparare lo spettacolo.

 

Nel monologo di presentazione iniziale ha riservato frecciate a tutti: "Se ci sarà un presidente afro-americano o donna, vuol dire che c'è un asteroide che sta per puntare dritto contro la Statua della liberta". Inevitabile l'accenno allo sciopero appena concluso: «Abbiamo alle spalle giornate pesanti. La città è stata spaccata dallo sciopero molto duro degli sceneggiatori. Ma sono felice di dire che la lotta è terminata. Tra i danni collaterali -ha detto provocando l'ilarità generale- la cancellazione del party organizzato da 'Vanity Fair' (festa tradizionale del dopo-Oscar, quest'anno annullata; ndnr) ma forse la prossima volta possiamo invitare gli autori al party. Non abbiate paura: non si mescoleranno».


Poi ha preso spunto dai film in concorso per una satira a tutto campo. Prima ha ricordato il contenuto violento delle pelllicole in lizza: «'Non è un Paese per vecchi,' 'Sweeney Todd,' 'Il petrolierè... Potrei dire: 'Grazie a Dio ci sono adolescenti incintè», ha sorriso con chiaro riferimeno all'unica commedia in corsa nella categoria miglior film , «Juno,» che è la storia di un'inattesa gravidanza.


E poi ancora: «Julie Christie era assolutamente deliziosa in "Lontano da lei", la storia di una donna che si dimentica del marito. Hillary Clinton ha detto che è il film più allegro dell'anno».
Il galà era iniziato con un montaggio futurista nel quale apparivano l'uno dopo l'altro, alcuni dei volti più noti dello star system, capitanati da un camion che - tra mille difficoltà- correva verso Hiollywwod carico di statuette; e al volante il governatore della California, un tempo attore, Arnold Schwarzenegger.