Sabato 19 Aprile 2025
LETIZIA GAMBERINI
Vinitaly

Vinitaly, viaggio fra le eccellenze. Il Paese raccontato dai produttori

Voci dalla Fiera di Verona fra ottimismo e sfide, dall’economia al cambiamento climatico. E il ministro Lollobrigida lancia l’etichetta con il Tricolore: "Sarà un simbolo di identità".

Vinitaly, viaggio fra le eccellenze. Il Paese raccontato dai produttori

Alla fine della Fiera, è proprio il caso di dirlo, il vero spettacolo è l’Italia. Quella del vino, dell’infinito microcosmo di vitigni autoctoni, dei paesaggi unici, dei viticoltori eroici in zone impervie. Lo diceva, in apertura del Vinitaly, anche lo chef Massimo Bottura: David Beckham, davanti ai campi e ai filari di quelli che tanti liquidano come ’Bassa’ emiliana, assicurava di immaginare così il Paradiso. Lo dicono i numeri dell’enoturismo, come rivendica la fondatrice del Movimento Turismo del Vino nato trent’anni fa, Donatella Cinelli Colombini, imprenditrice a Montalcino e nel Chianti senese: "Aprimmo le cantine come fossero musei e luoghi d’arte. Oggi a livello mondiale c’è una crescita del 13% l’anno. I visitatori sono soprattutto donne, ma anche gruppi e coppie: un fenomeno quasi sociale". E lo dice anche il ministro all’Agricoltura Francesco Lollobrigida, che ieri a Verona ha lanciato l’idea di una nuova "etichetta che andremo a mettere sulle produzioni italiane". Si aggiungeranno dunque "due elementi all’etichetta classica numerica – continua –. In questo caso il tricolore, simbolo dell’identità del nostro Paese immediatamente percepibile, ma anche un codice Qr che racconta di che cosa si tratta".

Ma sono soprattutto loro, i produttori, a raccontarsi nonostante le incognite dei dazi e le nuove tendenze nei consumi. Come nel caso del Morellino di Scansano, denominazione toscana del Grossetano, che ora rivendica la sua eccezionalità di "Sangiovese della costa, cullato dal mare, dallo stile leggero e gradevole, che incontra i gusti dei giovani – spiega Bernardo Guicciardini Calamai, presidente del Consorzio .– Ora abbiamo una spinta in più a cercare nuovi mercati: siamo preoccupati, ma anche nei momenti di difficoltà bisogna trovare stimoli. Pensiamo all’Oriente, al Sud America, Messico, Brasile e, chissà, anche all’Africa". Il vino porta con sé anche una storica antica. È il caso – non l’unico – di un altro vino toscano, la Vernaccia di San Gimignano: "Siamo felici di essere qui al Vinitaly – spiega Irina Strozzi, presidente del Consorzio del Vino Vernaccia di San Gimignano – con i nostri 800 anni di storia e registrando un interesse crescente". Le relazioni con l’Oltreoceano sono forti: "Ovviamente c’è preoccupazione – prosegue Strozzi –, ma il rapporto con gli Usa risale agli anni ’70 ed è molto importante per noi". C’è ottimismo anche nel Padiglione 1, dell’Emilia-Romagna: "La nostra realtà – dice il direttore del Consorzio Vini di Romagna, Filiberto Mazzanti – offre un mosaico di vita e progetti del territorio. Vogliamo approcciare il cambiamento seguendo il modello di consumo moderno, con leggerezza".

Territorio sospeso fra terra e mare e custode di una grande diversità quanto a vitigni autoctoni e produzioni e con la più alta incidenza del biologico nel Paese, è quello delle Marche, in crescita. Guarda al futuro con ottimismo Michele Bernetti, presidente dell’Istituto marchigiano tutela vini, oltre che dell’azienda Umani Ronchi: "Il vino marchigiano ha potenzialità importanti nel contesto di oggi – afferma –. E poi è forte sui vini bianchi e ha dei vitigni molto interessanti, non solo il Verdicchio, e quindi risponde alle richieste del mercato attuale. Inoltre anche fra i rossi ci sono quelli importanti, ma anche quelli più freschi e leggeri. Sul tema dazi, non siamo esposti come altri territori– conclude –. E abbiamo deciso di condividere con gli importatori il peso delle tariffe".

Gli autoctoni sono una delle grande ricchezze del Paese. Nel Casentino, ad esempio, la famiglia Casadei ha recuperato in provincia di Arezzo, un vitigno quasi scomparso, l’Orpicchio, con lunga macerazione: solo tre cantine lo vinificano oggi. La cura degli autoctoni è la vita quotidiana dei Vignaioli Indipendenti, che oggi richiedono però – dice la romagnola Rita Babini, fresca presidente Fivi – "di avere una semplificazione nei territori impervi. Potere utilizzare i droni, con una disposizione nazionale e non solo in deroga territoriale, sarebbe molto importante: significherebbe ridurre l’utilizzo di fitofarmaci e lo spreco di acqua". Le sfide di oggi e domani, insomma.