"Una regione unita" L’assessore Mammi: "Vetrina importante per il nostro territorio"

Assieme elementi identitari: "Ci saranno i consorzi, le aziende, ma anche la Food Valley e la Motor Valley e le nostre dop e igp. Gli assaggi in abbinamento ai vini della nostra produzione".

"Una regione unita"  L’assessore Mammi:  "Vetrina importante  per il nostro territorio"

"Una regione unita" L’assessore Mammi: "Vetrina importante per il nostro territorio"

di Patrick Colgan

Assessore Alessio Mammi, come si presenta l’Emilia-Romagna al Vinitaly 2023?

"Il Vinitaly è sempre una grande occasione, una vetrina per i vini e le cantine del nostro territorio. Nella 55ma edizione al Padiglione 1, con il coordinamento di Enoteca regionale ci saranno i Consorzi vini, le aziende, i Consorzi DOP e IGP. La grande novità di questa edizione è che come Emilia-Romagna ci presenteremo uniti: i vini, la Food Valley e la Motor Valley. Ad accogliere i visitatori, ci sarà una splendida Ferrari F40 – messa a disposizione da Museo Ferrari di Maranello e Museo Enzo Ferrari di Modena – iconico simbolo di quell’artigianato dei motori che parte dalla storia dell’Emilia-Romagna e diventa di rilievo internazionale. Inoltre ci saranno diversi Consorzi con le nostre DOP e IGP da assaggiare e abbinare ai vini del territorio, come Parmigiano Reggiano DOP, Squacquerone di Romagna DOP, Culatello di Zibello DOP, i nostri aceti tradizionali di Reggio e Modena DOP".

Quali sono i numeri del comparto del vino nella nostra regione?

"Si tratta di numeri importanti che caratterizzano il settore vitivinicolo da Piacenza a Rimini. Con la vendemmia 2022 si son prodotti 8,2 milioni di quintali di uva in Regione su 53 mila ettari di vigneti, in circa 16 mila imprese. In Regione coltiviamo più di 150 vitigni, dei quali i primi cinque per maggior superficie coltivata in Regione sono: Trebbiano romagnolo, Sangiovese, Ancelotta, Lambrusco Salamino di Santa Croce e Pignoletto, e rappresentano il 65% della produzione. Nel cosiddetto ‘Vigneto Italia’, l’Emilia-Romagna si conferma quinta regione italiana per superficie vitata (dopo Veneto, Sicilia, Puglia e Toscana) e terza per uva prodotta, e seconda regione dopo la Puglia per produzione di vini comuni da tavola. Le province a maggior produzione vinicola sono Ravenna (30,6%), Modena (16.2%) e Reggio Emilia (15,9%)".

Qual è la situazione dell’export? Come riescono a competere i nostri vini?

"L’Emilia-Romagna con le sue 30 denominazioni d’origine (19 Doc, 2 Docg e 9 Igt) vanta un volume d’affari che si aggira attorno ai 490 milioni di euro per le Denominazioni d’origine (+ 3,3% rispetto al 2021) e le Indicazioni geografiche, e volumi ben più ampi per la restante produzione regionale. Come Regione supportiamo la produzione vitivinicola con circa 25 milioni di euro ogni anno, in particolare su 3 interventi: la ristrutturazione e riconversione dei vigneti (12 milioni di euro), gli investimenti nelle cantine per impianti, macchinari e acquisti di software (7, 4 milioni di euro), la promozione dei vini a denominazione d’origine e indicazione geografica verso mercati extra UE (6milioni di euro). Nella nostra Regione, il settore vitivinicolo è molto unito: gli operatori, le imprese agricole, le cantine, dimostrano un grande spirito di coesione, e ci sono realtà eccellenti che sanno lavorare su investimenti, produzione e attività di promozione, mettendosi insieme".

Quali azioni sta portando avanti la Regione per aiutare i viticultori e produttori in un periodo nel quale sono forti le preoccupazioni per il cambiamento climatico?

"Una delle nostre priorità è la ricerca varietale per i vitigni di qualità e la tutela delle produzioni da malattie e fitopatie. In tutti i vitigni del Nord Italia e anche in Emilia-Romagna si sta manifestando in particolare il grave problema della flavescenza dorata. Abbiamo piena consapevolezza della gravità della situazione: come Regione abbiamo fatto una proposta articolata e concreta, che è arrivata anche in Commissione Politiche Agricole e all’attenzione del Ministero dell’Agricoltura e Sovranità Alimentare. Non c’è tanto tempo a disposizione e lo abbiamo segnalato a livello nazionale perché serve una strategia nazionale proprio per il livello di contagio della fitopatia. A fine 2022 è stato messo in Finanziaria un finanziamento di 3,5 milioni, ma ovviamente non basta. La Regione sta rafforzando l’attività di controllo territoriale per far eradicare tempestivamente le superfici vitate focolaio di malattia e quelle incolteabbandonate. Abbiamo messo in campo 15 esperti fitosanitari per fare affiancamento in vigna per riconoscimento dei sintomi; abbiamo fatto circa 200 controlli su un campione di 1800 vigneti e altri monitoraggi per verificare il livello di popolazione dell’insetto scafoideo e la sua diffusione. Abbiamo inoltre attivato monitoraggi innovativi attraverso droni e minielicotteri. Raccomandiamo inoltre l’uso di materiale vivaistico certificato, promuovendo l’attenzione sulle buone pratiche vivaistiche e completando le verifiche sulle barbatelle di vite termotrattate".

Cosa sta facendo la Regione sul fronte dell’enoturismo?

"Il turismo del vino è un bel fenomeno culturale ed economico, in crescita sul nostro territorio e attrae molto turisti provenienti da altri paesi europei ed extra europei. È certamente una grande opportunità per l’Emilia-Romagna, attraverso la quale emerge la nostra identità di comunità accogliente e legata al territorio e alle sue eccellenze. Stiamo proseguendo la valorizzazione e la qualificazione dell’accoglienza enoturistica, che è dotata di una sua specifica identità. Stiamo formando gli imprenditori interessati, lavorando su comunicazione e promozione integrata, rilanciando le Strade dei Vini. Finanziamo attraverso lo Sviluppo rurale investimenti a quelle imprese agricole che intendono sviluppare attività di enoturismo. C’è inoltre un’integrazione forte con il potenziamento che abbiamo riservato all’attività degli agriturismi".