Stefano Antonucci, titolare dell’azienda vinicola Santa Barbara, con che spirito partecipate al Vinitaly?
"Sono tanti anni che partecipiamo, fin dalla seconda edizione credo. L’azienda è nata a inizio Anni Ottanta e da lì in poi si è subito deciso di partecipare al Vinitaly perché esserci è importante e contribuisce a fortificare il concetto di squadra".
In che senso?
"Portiamo l’azienda Santa Barbara, sì, ma soprattutto portiamo la città di Barbara, a Senigallia (Ancona, ndr), la regione Marche e l’Italia in generale, perché cerchiamo sempre di avere qualcosa in più oltre al mero senso del vino".
Cosa, nello specifico?
"La possibilità di creare veri e propri salotti commerciali. Il Vinitaly è soprattutto un momento di condivisione: per questa edizione avremo grandi novità, ma preferiamo non spoilerarle".
Una vetrina importante, insomma.
"Investiamo molto sull’evento anche per avere un posto centrale nel padiglione 7, stand A8: c’è un abbondante passaggio e grande fruibilità all’interno del padiglione delle Marche, sempre a dimostrazione della qualità del territorio".
Ci dica qualcosa in più a proposito della cantina.
"Siamo un’azienda che arriva a produrre quasi un milione di bottiglie, tutte in maniera artigianale e con raccolta manuale. I nostri vini nascono a Barbara per continuare l’autenticità del territorio e sono proiettati sul panorama nazionale e internazionale".
Quali spiccano?
"Il nostro rosato ‘Sensuade’ è uno di quelli che ci sta dando grandi sorprese a livello nazionale e internazionale: lo troviamo dal nostro paesino fino a Hong Kong e New York".
C’è tanto lavoro dietro?
"Sicuramente si cerca sempre di progredire in un’ottica di investimento verso quelle che sono anche le tecniche di produzione. L’attenzione è prima di tutto in vigna, senza dare per scontato il cambiamento climatico, che ogni volta ci regala sorprese".
Questo cosa comporta?
"La necessità di non fossilizzarsi su tecniche andate bene negli ultimi 20 anni. Perché l’innovazione tecnologica si fa in cantina con la presenza di uno staff molto giovane e sempre attivo: più si aumenta il livello di tecnologia, più c’è bisogno di persone che seguono ogni giorno".
C’è voglia di sperimentare?
"Assolutamente sì. Ci si confronta con buyer e amici e sono fondamentali i brainstorming con tanta apertura mentale. Ogni anno si inventa un’etichetta nuova o si reinventa un vino: questo processo nasce dall’esperienza, dai viaggi, dal confronto con culture diverse analizzando e recependo quelli che sono gli spunti validi e interessanti di crescita".