Giovedì 18 Aprile 2024

Nascono le ’Uga’ Distintivo di qualità per il terroir del Chianti Classico

Le ‘Unità geografiche aggiuntive’ approvate finora sono undici, aree omogenee definite da una combinazione di caratteristiche uniche di fattori umani e naturali: il via sulle etichette a luglio.

Nascono le ’Uga’  Distintivo di qualità  per il terroir  del Chianti Classico

Nascono le ’Uga’ Distintivo di qualità per il terroir del Chianti Classico

Si chiamano Uga, e a dire il vero l’acronimo suona bruttino, sa un tantino di burocratese, ma si sa, in Italia, e nel mondo del vino in particolare, trovare una formula che non vada a sbattere in paletti, limitazioni, ’già scritto’, ‘crea confusione’ e via dicendo nel mare magnum delle restrizioni e degli ostacoli è praticamente impossibile. E allora eccoci qui: Uga, vale a dire ’Unità geografiche aggiuntive’. Che anche detto così sa di pedante formalismo.

E invece per il Chianti Classico è il vessillo di una vera e propria rivoluzione. Grazie alle Uga, si può tranquillamente affermare che il Chianti Classico si presenta a Verona, alla vetrina del Vinitaly 2023, in stile Borgogna. E si potrebbero azzardare perfino paragoni piccanti, come se per le qualità e le particolarità espresse nel calice Greve o Gaiole in Chianti si potessero paragonare a Vosne-Romanée, come se Lamole somigliasse a Chambolle-Musigny, o il vino di Vagliagli avesse un riscontro in Echézeaux.

Un progetto ambizioso, al di là dei paragoni: in questo modo si definiscono aree omogenee, riconducibili a una linea guida generale che le identifica in una combinazione unica di fattori naturali e umani. In una parola, il terroir: che è fatto di suolo ed esposizione, di altitudini e di venti, di microclimi, e tipologie di cloni ma anche di storicità, tradizioni, insieme di conoscenze condivise dalle comunità chiantigiane nelle varie espressioni geografiche, e infine di storie e facce ed esperienze dei personaggi che le hanno costruite.

Tutto questo si traduce in singolari tipicità dei vini che di queste aree sono espressione. Sono undici le Unità geografiche aggiuntive del Chianti Classico, a coprire i 7.200 ettari vitati iscritti alla denominazione (su 10mila totali di filari, dei 70mila che costituiscono l’intera superficie) su cui operano 482 aziende, di cui 345 imbottigliano il proprio prodotto, per mettere sul mercato fra i 35 e i 40 milioni di bottiglie all’anno.

Ma non tutte queste bottiglie porteranno in etichetta l’Uga di provenienza a partire da luglio, quando lo consentirà il via libera a conclusione dell’iter burocratico per l’approvazione: questo privilegio – e si rafforza quindi l’idea di un indirizzo "alla francese" - è riservato solo a una tipologia di vertice della produzione, la Gran Selezione, introdotta dal Consorzio di tutela del Gallo Nero una decina di anni fa e già consacrata dal grande successo riscosso sui mercati e tra gli appassionati.

Un distintivo di qualità in più, insomma, in appoggio al progetto della nuova identità geografica del Chianti Classico. Sono undici le Uga fin qui approvate: San Casciano, Greve, Montefioralle, Lamole, Panzano, Radda, Gaiole, Castelnuovo Berardenga, Vagliagli, Castellina, San Donato in Poggio. Come si vede, sei identificano un comune, le altre zone invece località o frazioni; e ben tre di esse – Montefioralle, Panzano e Lamole – rientrano tutte nel territorio comunale di Greve in Chianti, che da solo ne vanta quindi quattro, oltre un terzo. Curiosità ulteriore, 6 appartengono alla provincia di Firenze e 5 a quella di Siena.

A Vinitaly è in programma un incontro specifico sul tema delle Uga: si terrà lunedì 3 in Sala Vivaldi nel Palaexpo ne parleranno il presidente del Consorzio Chianti Classico, Giovanni Manetti, e il giornalista Alessandro Masnaghetti, che delle Uga ha tracciato un minuzioso profilo sotto ogni aspetto, fino alla cartografia.

Paolo Pellegrini