Martedì 23 Aprile 2024

Il Chianti Classico Gallo Nero cresce E la ’Gran Selezione’ fa da traino

Il presidente del Consorzio, Giovanni Manetti: "È la massima espressione della territorialità"

Il Chianti Classico Gallo Nero cresce  E la ’Gran Selezione’ fa da traino

Il Chianti Classico Gallo Nero cresce E la ’Gran Selezione’ fa da traino

di Paolo Pellegrini

Gran Selezione. Due parole per definire la chiave di un successo. Quello sempre crescente che sta riscuotendo negli ultimi anni il Chianti Classico, sulla scia di un traino fenomenale rappresentato proprio dalla tipologia al top della gamma. Ad appena nove anni dalla presentazione, del resto, lo dicono anche i numeri che raffigurano la fiducia degli stessi produttori: nel 2014 furono 33 le aziende che in una atmosfera densa di fiducia mista a incertezza, proposero alla stampa nel Palazzo Vecchio di Firenze altrettante etichette della neonata tipologia. Oggi i produttori che portano sul mercato la Gran Selezione sono diventati 160, e le etichette 203, perché alcune aziende ne hanno fatto anche i propri cru di vigna.

Con queste e altre credenziali il Consorzio che ha come insegna il Gallo Nero si presenta quest’anno al Vinitaly, come sempre nel padiglione 9, la casa del Vigneto Toscano, come sempre nella posizione D2-3-4, e nello stand consortile ci saranno 200 etichette di 106 produttori (molti altri hanno scelto di allestire un proprio stand), in assaggio per gli operatori, e si terranno seminari secondo un programma stabilito dalla Chianti Classico Academy.

Credenziali autorevoli, si diceva. I numeri. Tre cifre davanti a tutte: il 2022 che si chiude con un +6% di bottiglie vendute rispetto al triennio precedente, il fatturato totale che a fine anno ha realizzato un +17% sul 2021 e addirittura un +46% sul 2020, annus horribilis della crisi causa pandemia. Cifre cresciute del resto su tutta la filiera, se è vero che è cresciuto il prezzo delle uve, e che lo sfuso ha fatto segnare un +10%, assicurando quindi più ampio margine di reddito anche alle aziende che non imbottigliano.

In termini di mercati, è ormai giunta all’80% la fetta di prodotto che prende la strada di ben 130 piazze mondiali. Con il Nord America a fare ancora e sempre più la parte del leone: boom degli Usa che hanno acquistato il 37%, +12% sull’anno precedente attestato al 33%. Grandi soddisfazioni è destinato a regalare anche il Canada, al terzo posto (il secondo con il 19% è il mercato interno) con un 10% che promette potenzialità di crescere, mentre il primo mercato europeo è quello del Regno Unito con il 7%, un punto in più rispetto alla Germania. E se da un lato i numeri restano ancora bassi c’è da registrare l’ottima performance della Francia, mercato di conoscitori e pubblico educato: vale l’1% del totale, ma segna un bel + 60%. Seguono Paesi Scandinavi (5%), Svizzera (3%), Benelux (3%), Giappone (2%) e Corea del Sud (2%).

A trainare il successo sono le tipologie premium, la Riserva e in particolare proprio la Gran Selezione, che insieme valgono il 45% della produzione e il 56% del fatturato. In particolare la Gran Selezione, che va verso un significativo aumento (dall’80 al 90%) della base minima di uva Sangiovese, vale il 13% del fatturato totale della denominazione, con un +15% nell’ultimo anno.

"Il successo della Gran Selezione non deve stupire", dichiara il presidente del Consorzio Giovanni Manetti. "Questa tipologia, che solo pochi anni fa era una novità assoluta, si traduce come massima espressione di territorialità nel bicchiere. È questo il vero valore aggiunto che il consumatore riconosce e chiede oggi. La risposta entusiasta del mercato in questo momento pieno di soddisfazioni è solo un passo verso una sempre maggiore sintonia tra chi è appassionato di vino e chi lo produce: l’amore e l’interesse per il territorio in cui esso viene prodotto. E la Gran Selezione sempre più rappresenta questo legame".