I 60 anni di Terre Cevico Il presidente Nannetti: "Sostenibilità al centro fin dalla fondazione"

Il gruppo, con un fatturato di 189,6 milioni, è nato in Romagna. Presente anche in Veneto e in Puglia, conta cinquemila soci. All’estero crescita in Giappone, Danimarca, Svezia, Francia.

I 60 anni di Terre Cevico  Il presidente Nannetti:  "Sostenibilità al centro  fin dalla fondazione"

I 60 anni di Terre Cevico Il presidente Nannetti: "Sostenibilità al centro fin dalla fondazione"

di Patrick Colgan

Quest’anno ricorre il sessantesimo anniversario della fondazione del gruppo Terre Cevico. Un lungo viaggio cominciato in Romagna nel 1963 e che ha portato l’azienda a essere oggi presente con cantine di proprietà in Emilia-Romagna ma anche in Veneto e Puglia, con un fatturato consolidato di 189,6 milioni di Euro. Ne abbiamo parlato con il presidente Marco Nannetti.

Presidente, cosa significa sostenibilità per Terre Cevico?

"Terre Cevico ha costruito nel tempo una filiera cooperativa produttiva tutta interna, dal vigneto alla bottiglia, sui propri territori. Quest’anno ricorre il sessantesimo anno dalla fondazione del gruppo, ma le prime cooperative agricole braccianti risalgono alla fine del 1800. Siamo cooperatori e come tali, rispetto al tema ‘sostenibilità’ nell’accezione attuale, siamo sull’obiettivo dalla fondazione delle nostre prime associazioni di viticoltori. Mi riferisco in particolare ai temi etico ed economico e successivamente, con lo sviluppo di competenze agronomiche e tecnologiche e una maggiore consapevolezza e sensibilità, a quello ambientale. I temi e gli obiettivi caratterizzanti la nostra sostenibilità sono certamente economici per il crescente plusvalore che corrispondiamo ai nostri soci ogni anno; sono ambientali per progetti e azioni che riducono l’impatto delle attività agronomiche e industriali sull’ambiente ed etici: cooperare per noi significa promuovere e realizzare un sistema di diritti e di etica del lavoro con un presidio in ogni fase della filiera, dalla fondazione delle prime aggregazioni di soci viticoltori a oggi. Un esempio fra tanti è il progetto Tutto è possibile-Terre a 360 gradi: una linea vini che coniuga il concetto di sostenibilità per noi, completamente certificata"

Cosa significa per voi essere un gruppo cooperativo?

"Siamo un gruppo di circa 5000 soci viticoltori su 6700 ettari di vigneto. Ci guida da sempre l’obiettivo di essere presenti sui mercati nazionali ed esteri con una proposta di vini tradizionale ma anche orientata all’attualità dei singoli canali commerciali, con una politica comune e condivisa con i nostri soci viticoltori sulle produzioni di uva e vino. Sangiovese e Trebbiano sono da sempre vitigni centrali: competenza, tecnologia e relazioni commerciali ci consentono di essere attrattivi anche per i mercati estremamente lontani dal consumo di questi vini per loro storia e tradizione, come l’estremo oriente".

I vitigni autoctoni stanno vivendo una forte riscoperta. Quali sono i vostri progetti?

"Gli autoctoni come Trebbiano, Sangiovese, Albana, Pignoletto sono vitigni storicamente coltivati dai nostri soci viticoltori rispetto ai quali ci sono progetti che ne valorizzano caratteristiche e identità. Il Trebbiano per esempio rappresenta la principale produzione delle ultime vendemmie dei nostri soci, seguita dal Sangiovese. Se pensiamo al Trebbiano solo come bianco fermo, possiamo certamente apprezzarne il carattere, ma dobbiamo pensare a questo vitigno come una grande opportunità per la produzione di spumanti con il metodo Charmat che vendiamo in Italia e nel mondo. Parlando di Sangiovese, è indubbia la sua capacità di essere territoriale. Oltre alle grandi produzioni dal bacino collinare dei soci che soddisfano richieste della grande distribuzione organizzata, da oltre dieci anni lavoriamo su progetti di zonazione cui segue una vinificazione separata per provenienza delle uve. Questo progetto, che ha compreso una mappatura degli areali dei nostri soci e una conseguente conoscenza approfondita di ogni nostro territorio, ha anticipato il progetto del Consorzio vini Rocche di Romagna sulle MGA della denominazione e ben 4 dei nostri sangiovese rivendicano le Sottozone Coriano, San Clemente, Verucchio nell’area riminese e Serra nell’area di Castelbolognese. Il Pignoletto è anch’esso una grande risorsa, complementare al Trebbiano per la produzione di spumanti e frizzanti particolarmente richiesti oggi sulla costa adriatica, dove operatori e ristoratori stanno tornando a dare la giusta attenzione alle produzioni enologiche locali. Se penso all’Albana mi ricollego ai vigneti a pergoletta romagnola, il tradizionale impianto che siamo tornati a reimpiantare ove la raccolta a mano è possibile: un impianto che consente a questo vitigno di far crescere nella migliore delle esposizioni i propri grappoli, per la produzione di grandi passiti come tradizione vuole".

Quali sono le opportunità offerte dall’export?

"Gli aspetti geopolitici che interessano il mondo in questa fase storica impattano inevitabilmente anche sul mondo del vino. Grazie ad anni di permanenza sui mercati internazionali, Terre Cevico registra crescite in paesi come Giappone, Danimarca, Svezia, Emirati Arabi, Francia ed Inghilterra e grazie anche alla rete commerciale composta da resident manager consolida in mercati oggi ad alta complessità come Cina, Bielorussia, India.

Il mercato offre innumerevoli opportunità, sta nella nostra capacità e reattività saperle cogliere. Terre Cevico ha realizzato nel tempo un catalogo di vini multicanale che prevede oltre alla proposta di referenze romagnole anche i vini delle nostre aziende controllate in Veneto, Puglia ed Emilia. Le numerose partecipazioni completano la nostra offerta e unitamente alla capacità di penetrazione sui mercati dei nostri commercial formano l’assetto che ci consente di mantenere i fatturati anche in momenti storici complessi".