Giovedì 18 Aprile 2024

Export al secondo posto in Italia Ed è boom fra i ’cugini’ francesi

Valore complessivo di 1,2 miliardi. E nel 2022 Il mercato d’oltralpe fa segnare l’aumento più deciso

Export al secondo posto in Italia  Ed è boom fra i ’cugini’ francesi

Export al secondo posto in Italia Ed è boom fra i ’cugini’ francesi

di Paolo Pellegrini

Numeri ottimi per il Vigneto Toscana anche in un anno non facile come il 2022: le 10.600 aziende che operano sui 60mila ettari coltivati a vite hanno prodotto 2,3 milioni di ettolitri, per il 95,8% a denominazione Dop (le Doc e le Docg),che nel 2022 hanno portato la regione al secondo posto in Italia per quantità e controvalore dell’export, dietro soltanto alla corazzata Veneto. Un affare complessivo – certo sorretto da piazze come gli Usa, il Canada, il Nord Europa e in parte l’Estremo Oriente – da un miliardo e 200 milioni di euro. Sono i numeri a raccontare che il vino toscano non se la passa poi così male, anzi. Soprattutto per quanto riguarda le 58 indicazioni geografiche a marchio Dop (52 tra Doc e Docg, 6 Igt) che coprono il 95 per cento dei 60mila ettari dell’intero Vigneto Toscana (e ben 25mila, il 40%, sono a coltivazione bio, la media più alta d’Italia) da cui il 2022 ha partorito qualcosina meno di due milioni di ettolitri, secondo le prime stime, 1,3 milioni a Dop e 626mila a Igt: rispettivamente -7 e -8%, in fondo non così negativi se si pensa che prima delle piogge d’agosto e settembre il gran secco sembrava aver compromesso del tutto la vendemmia.

Ma il settore delle denominazioni tira forte nell’export, producendo fatturato per 690 milioni di euro con una crescita del 7%. Con una gradita sorpresa, la Francia. Proprio loro, i “cugini” nemiciamici, rivali a colpi di gran cru: è quello di Oltralpe il mercato che segna il trend più deciso nel gradimento dei vini toscani fuori dai confini.

Qualche ombra in più casomai nei consumi interni, in particolare nella grande distribuzione, dove le Dop fanno segnare un -10,6% in volume, mentre le Igt registrano un buon +2,8. Secondo la ricerca ‘Circana (già Iri) per Vinitaly’ che verrà presentata a Verona nel corso della tradizionale tavola rotonda su Vino e Distribuzione moderna, è il Chianti docg il vino che regge meglio sul mercato interno nei punti vendita della Distribuzione moderna in regione, insieme a Prosecco, Vermentino, Montepulciano d’Abruzzo e un più generico Sangiovese.

Cifre che del resto erano circolate nella tradizionale ‘vetrina’ invernale dei vini toscani, la Settimana delle Anteprime (che ha visto protagonisti Chianti Docg, Morellino di Scansano, Chianti Classico, Vernaccia di San Gimignano e Nobile di Montepulciano), preceduta da un altro appuntamento ormai tradizionale eppure assai atteso perché alla prima ripresa ‘vera’ dopo i tempi difficili della pandemia: il Buywine, match tra 230 aziende ‘piccole’ e 160 buyers da 39 paesi del mondo in una maratona di 3mila incontri con 23mila degustazioni di 1.400 etichette, a cui si sono riaffacciati per la prima volta anche gli operatori dell’Estremo Oriente.

Certo, alle Anteprime mancava il Brunello di Montalcino, che balla da solo con la propria manifestazione spostata a novembre. Come pure il grande territorio della Costa, che ha tenuto la sua Anteprima in marzo a Lucca, presenti tanti vini del momento come i vermentini bianchi e neri, e l’isola sempre felice di Bolgheri, patria di grandi maison come Sassicaia e Ornellaia, ma anche la Lunigiana e la Maremma.

E poi c’è anche l’altra Toscana, quella cosiddetta ‘minore’, ma si fa davvero per dire.

Un bel caleidoscopio di profumi e sapori, da questi 17mila ettari di vigne di territori “nascosti” che mettono sul mercato ogni anno intorno ai 125 milioni di bottiglie, con il consorzio Toscana Igt che fa la parte del leone grazie ai 95,5 milioni di bottiglie da 13.500 ettari di campi per un valore di quasi mezzo miliardo di euro. Profumi e sapori che i consorzi dell’Altra Toscana hanno proposto ai degustatori organizzati in alcune grandi linee: il Sangiovese, minimo 85% del vitigno principe; i blend di Sangiovese, rossi e rosati in assemblaggio; i bianchi, autoctoni e internazionali compresi gli spumanti; gli internazionali, Cabernet e Merlot ma non solo, in purezza o in blend; e poi gli altri autoctoni, con i vari Ciliegiolo, Canaiolo, Pugnitello, Fogliatonda e compagnia a comporre un puzzle di interesse storico e gustativo, "a testimoniare – spiega Francesco Mazzei, che dell’Altra Toscana è il presidente – la grande poliedricità della proposta enologica dei nostri territori e la forza riconosciuta al nostro progetto".