
Una foto d’archivio di vendemmia
Parola d’ordine, sostenibilità. Nei campi, in cantina. Nel rapporto con l’ambiente, il paesaggio, i luoghi storici. Nei confronti del lavoro. Attenzione dimostrata già nei numeri, oltre che negli intenti dichiarati dal Chianti Classico in uno specifico protocollo. Un dato su tutti: il 61% delle cantine e fattorie sono già certificate bio, e un ulteriore 9% ha iniziato il percorso verso la conversione al biologico. Tutto inizia quindi con il lavoro in vigna: già due aziende su tre praticano l’inerbimento tra i filari, fondamentale per combattere l’erosione e l’impoverimento del suolo, e tre su si impegnano a preservare l’ecosistema in vigna, riducendo l’utilizzo di diserbanti e di concimi chimici e dando semmai la preferenza ai compost naturali (37%) oppure ai sottoprodotti del processo di vinificazione (52%), mentre nel 27% degli ettari censiti sono presenti piante mellifere, data l’importanza essenziale degli impollinatori. Il 45% delle aziende utilizza fonti energetiche alternative, due su tre si impegnano nella riduzione del peso delle bottiglie, e la metà sul riuso di materiali quali vetro e carta (54%). Grande attenzione è dedicata a tradizioni come muretti a secco, terrazzamenti e strade bianche. E infine il lavoro: il 39% degli addetti sono donne, il 92% impiegati diretti, di cui il 73% risiede sul territorio.
p. pe.