Venerdì 19 Aprile 2024

Cartoline da Montalcino Boom di turisti fra le vigne in una terra di eccellenze

Nell’angolo di Val d’Orcia, consacrato dall’Unesco, i dati sono migliori del pre-pandemia. L’ultima estate i ‘wine lovers’ dalle Americhe fra borgo e cantine sono stati un quarto del totale. .

Cartoline da Montalcino   Boom di turisti fra le vigne  in una terra di eccellenze

Cartoline da Montalcino Boom di turisti fra le vigne in una terra di eccellenze

di Paolo Pellegrini

Non solo vino, a Montalcino. Perché quella collina circondata dalle vigne e dai boschi di lecci – chi non lo ha fatto vada a leggersi il bellissimo capitolo in I conti tornano di Saul Bellow – e in mezzo a mille altri dolci declivi punteggiati di torri, borghi, pievi, campanili e file di cipressi a tagliare luminosi orizzonti, quella collina è meta incessante di turismo. Del resto siamo in un angolo della Val d’Orcia proclamata patrimonio mondiale dell’Unesco quasi vent’anni fa. E famosa appunto per le sue mille e mille eccellenze, da Pienza a Bagno Vignoni, da Montepulciano appunto a Montalcino. Dove si concentra la grande massa dei visitatori a caccia di emozioni tra vigne e cantine, da abbinare magari agli altri grandi sapori della valle, il pecorino e i salumi, il miele e la Cinta senese.

Enoturismo, ecco l’altra grande faccia del successo planetario di Montalcino. E sono proprio il Brunello e il Rosso a tirare la volata: il 2022 non solo ha chiuso a +36% rispetto a un 2021 già in forte ripresa, ma ha superato anche gli anni d’oro del triennio pre-covid (2017-2019) con un +16% e 210 mila presenze con pernottamento. Nei numeri il ritorno alla normalità cosmopolita dei winelover: +81% gli stranieri sul 2021 (a 143 mila presenze) e -12% gli italiani (67 mila) che nel periodo Covid avevano tenuto in piedi l’enoturismo cinese. Un ritorno al futuro tra le vigne del paesaggio Unesco della Val d’Orcia sia per le strutture alberghiere (+41%) che per agriturismi, relais in cantina, b&b (+34%). "Lo scorso anno – dice Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio del Brunello – il nostro borgo e le nostre cantine parlavano una babele di lingue come non accadeva da tempo. Questa estate i turisti provenienti dalle Americhe – a partire dagli Stati Uniti, ma anche dal Brasile e dal Canada – sono stati circa un quarto del totale, ma abbiamo rivisto anche ospiti dall’Oceania, dall’Asia, dall’Est Europa, oltre naturalmente agli arrivi dall’area comunitaria. Un turismo alto spendente che da una parte ha fatto volare le vendite dirette in azienda, dall’altra si è rivelato un toccasana per l’industria dell’accoglienza e dei suoi servizi".

Secondo il Consorzio, lo scorso anno l’ospitalità e stata quindi caratterizzata dal ripristino dagli assetti pre-pandemici, con i big spender – in crescita dai Paesi terzi – che erano ovviamente gli statunitensi, primo mercato estero per le vendite di Brunello di Montalcino, ma anche brasiliani e canadesi, oltre ai più vicini tedeschi e inglesi. Un target naturale per l’offerta di Montalcino in grado di consolidare il positivo impatto socioeconomico per l’area rurale ma anche per fidelizzare il brand e i consumi dei vini della denominazione, a partire dal Brunello, sulle tavole e nei ristoranti di tutto il mondo. Secondo Wine Intelligence il profilo del Brunello-lover statunitense corrisponde all’identikit dell’enoturista-tipo che lo scorso anno ha fatto ritorno al borgo toscano: appassionato di vino e in particolare di quello toscano, reddito alto (oltre 100 mila dollari), in grado di spendere oltre 75 dollari per una bottiglia.