Dispersi sul Velino: "Dai cani ai sonar: ecco come cerchiamo gli escursionisti"

Il racconto dei soccorritori: "Andremo avanti finché non avremo risolto, questo è il nostro compito". L'area delle valanghe è vasta come otto campi da calcio

L'elicottero dei carabinieri forestali trasporta la sonda (foto Soccorso Alpino)

L'elicottero dei carabinieri forestali trasporta la sonda (foto Soccorso Alpino)

Avezzano (L'Aquila), 30 gennaio 2021 - Dai cani antivalanga al sonar, passando per le sonde di profondità, gli esplosivi e la gru volante, l'elicottero Ericsson S64 per portare in quota un gatto delle nevi che deve fare da apripista. Ma  nel pomeriggio purtroppo il tentativo non è riuscito per il vento. L'elicottero ha dovuto sganciare lo spazzaneve, che così è andato perso. "Ci stiamo provando in tutti i modi, anche usando tecnologie che nella nostra regione non si sono mai viste". Daniele Perilli, presidente del Soccorso alpino abruzzese, risponde dal campo base dove ogni giorno si riparte con un unico obiettivo: trovare "i ragazzi", come chiamano in paese, ad Avezzano (L'Aquila), i 4 escursionisti dispersi da domenica sul monte Velino. Amici di tutti: Tonino Durante, 60 anni, i fidanzati Valeria Mella e Gianmarco Degni, 25 e 26, l'ingegnere Gian Mauro Frabotta, 33enne. Una sonda, tecnologia Recco, arrivata dalla Valle d'Aosta e portata in volo da un elicottero dei carabinieri forestali, sorvola l'enorme distesa di neve, lì  si sono verificate almeno tre  valanghe, grande come 8 campi da calcio messi in fila.  Ma si sono usate anche le microcariche di esplosivo. "L'abbiamo fatto per rendere sicura l'area, ci sono problemi di grossi accumuli, dovevamo evitare il rischio  per i soccorritori - spiega Perilli -. In campo ogni giorno lavorano 80 persone, con una grande collaborazione tra tutti i corpi, non è sempre così. Con il sonar stiamo facendo una bonifica anche nelle creste e nei canali limitrofi, per avere una sicurezza maggiore. C'eravamo già passati nei giorni scorsi ma vogliamo guardare bene". Ci sono migliaia di persone che ogni giorno seguono e commentano sui social questa operazione di soccorso imponente. Perilli  "naturalmente"  era sul campo anche nei giorni di Rigopiano.  Chiarisce: "Non è possibile fare un paragone. Allora l'evento era circoscritto, si sapeva esattamente dove cercare. Qui invece l'area è vastissima. E non ci sono indizi. A parte l'auto, parcheggiata all'inizio della valle, e le impronte". Il Soccorso alpino è presente con squadre in arrivo da tutta Italia. Sono gli specialisti della montagna. Come finanzieri, vigili del fuoco, poliziotti, carabinieri, alpini, protezione civile. Lo sforzo è massimo. Ad esempio con la sonda del soccorso alpino valdostano, tecnologia svedese Recco. Individua le tracce dei metalli sotto metri di neve, dettagli di vita quotidiana come  chiavi di casa o dell'auto. Ormai le giacche e gli zaini più tecnici hanno piastrine metalliche che fanno da richiamo. Soprattutto d'estate, quando l'equipaggiamento è leggero. Proprio per facilitare il lavoro, il gatto delle nevi avrebbe dovuto spianare  la strada, abbassando quel muro di neve e ghiaccio. Ma il tentativo è fallito. Intanto il Soccorso alpino continua a lavorare anche con le sonde di profondità, sottili bacchette metalliche, le squadre si mettono spalla a spalla, si sente cosa c'è sotto.  Il presidente Perilli viene chiamato, non c'è da perdere un minuto. Prima di andare dice solo: "Noi siamo soccorritori, andremo avanti finché non avremo risolto il problema". Come una promessa solenne.