Roma, 14 marzo 2021 - Ha superato il mezzo miliardo di euro (per la precisione 506 milioni), è erogato a 31mila famiglie terremotate - la maggior parte concentrate nelle Marche, come i danni - ma continua ad essere una fonte inesauribile di polemiche. Il Cas - contributo di autonoma sistemazione, insomma un aiuto sull'affitto, in media 400-500 euro al mese - a ormai cinque anni dal terremoto del Centro Italia alimenta ricorsi su ricorsi. In mezzo anche inchieste della Finanza che hanno scovato centinaia di furbetti.
L'ultimo atto di una lunga vicenda a colpi di carte bollate vede contrapposti una coppia di insegnanti maceratesi, un comitato e la Protezione civile. Decisa a mantenere la stretta sul contributo messa per iscritto dalle ordinanze 614 e 670. E a portare i terremotati al Consiglio di Stato. Perché, è il ragionamento, il Cas non va inteso come un reddito e rimodularlo vuole essere un modo per incentivare la ricostruzione. Ma, obiettano gli sfollati del sisma 2016 - che hanno presentato ricorso per annullare le ordinanze -, proprio i numeri importanti del contributo sono piuttosto lo specchio di una ricostruzione al rallentatore. Non solo: le nuove regole creano disparità. Un paradosso su tutti: perde il contributo chi ha acquistato casa nel comune di residenza o in quelli limitrofi; lo mantiene chi è andato fuori. Qualche sindaco aggiunge: la spesa del Cas è comunque abbondantemente sotto quella sostenuta per una casetta. Non solo: le Sae hanno richiesto interventi urbanistici complessi e spazi adeguati. Per questo la linea è stata quella di incentivare l'affitto. . Diego Camillozzi, presidente del comitato 'La terra trema noi', calcola: "Il problema riguarda un migliaio di terremotati, nelle 4 regioni del cratere".
IL COMITATO E GLI AVVOCATI
L'avvocato Tina Fusari - che rappresenta una coppia maceratese - aveva vinto al Tar su un punto, spuntando la garanzia di 36 mensilità anche per chi ha acquistato casa prima del novembre 2019, data dell'ordinanza 614 (che invece all'articolo 2 prevedeva il contributo forfettario solo per il 'dopo'). La correzione gioverebbe a centinaia di terremotati. Che invece non possono veder riconosciuto quel diritto. Perché nel frattempo la Protezione civile ha deciso di impugnare la sentenza al Consiglio di Stato. La discussione è prevista per il 25 marzo. Mentre a gennaio il Tar aveva respinto l'altro ricorso gemello, presentato dal comitato "La terra trema noi no". Vicenda infinita, insomma, anche se Camillozzi - assistito dagli avvocati Jacopo Severo Bartolomei, Federico Valori e Marco Massei - è convinto: "La spunteremo. Noi non vogliamo un reddito di cittadinanza. E fin dall'inizio abbiamo detto che si è sbagliato a quantificare il Cas. Magari ci sono famiglie che hanno aiuti per 1.500 euro, altre per 500. Lo Stato dice, hai un disagio abitativo? Ti pago l'affitto finché non torni a casa. Ma non vale che perdi il contributo se ad esempio ti sei trasferito fuori dalle regioni del cratere. Quindi se uno trova lavoro a Roma va bene, se invece ha un'occasione a Rimini perde tutto. Assurdo. Per questo noi consideriamo le due ordinanze anticostituzionali". Ancora: "Se a cinque anni dal terremoto siamo all'1% del ricostruito la colpa non è nostra. Faccio un esempio sui danni lievi. Ci sono terremotati costati magari 100mila euro di autonoma sistemazione mentre la casa aveva bisogno di lavori per 60mila. Nel frattempo il danno si è aggravato perché nessuno ci ha messo le mani. Ci dicono: siamo al 60% dell'aumento delle pratiche. Sì, ma è il 60% dell'1%". Quella percentuale con il segno più è contenuta nel rapporto 2020 del commissario Giovanni Legnini. Che fa sapere: passate da 12mila a 20mila le domande dei contributi pubblici per privati e attività produttive, per 5,6 miliardi; 7mila quelle approvate (erano 4.200), per 1,6 miliardi concessi, 709 milioni da 303 i finanziamenti effettivamente erogati. Si ricorda poi che le somme effettivamente erogate sulla base dello stato di avanzamento dei lavori nei cantieri sono più che raddoppiate rispetto a fine 2019, passando da 303 a 709 milioni di euro. Il 2021 confermerebbe l’andamento positivo.
Tecnici e burocrazia.
In questio scenario, il Cas continua comunque a dividere. Il sindaco di Bolognola, Cristina Gentili, non ha dubbi: "Io lo avrei tolto dopo un anno. L'aiuto va dato, ma nel modo giusto. Quel contributo andava senz'altro riconosciuto nell'immediato. Però poi la gente deve sapere che è limitato. Dopo un anno devi avere deciso cosa fare. Il problema della ricostruzione spesso sono i tecnici. Non do la colpa ai cittadini. Ma a quasi cinque anni dal sisma, non ci può più essere la scusa che le norme non sono chiare. Perché ci sono tecnici che sono stati in grado di andare avanti e finire. Guardo nel mio piccolo, su 180 casi ho solo 4 lavori conclusi, altri 4 in corso. E pratiche che si sono sbloccate solo adesso, perché l'ultima ordinanza ti mette alle strette".