Da Rigopiano a Genova, soccorritori d'Italia. I volti dei miracoli

Pagati poco o addirittura niente, rischiano la propria vita per salvare quelle degli altri

I soccorritori impegnati a Rigopiano

I soccorritori impegnati a Rigopiano

Roma, 21 gennaio 2019 - Quando il mondo va sottosopra, sanno sempre cosa fare. E fanno miracoli. Sono i soccorritori d’Italia. Rischiano la vita per salvare quella degli altri, questione di secondi. La chiamata può arrivare in qualsiasi momento, per il pranzo di Natale o per le vacanze di Ferragosto. Amatissimi dalla gente, molto lodati dalla politica. Ma pagati poco o addirittura niente. Sono il volto umano dello Stato e sono un esercito di volontari. Insieme, diventano una forza prodigiosa. Applauditi ma dimenticati troppo in fretta, quando diventano vittime. Difficile farli parlare delle loro imprese: esiste solo il lavoro di squadra. 

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Queste donne e questi uomini in divisa, sono la parte luminosa di un’Italia che passa da una strage all’altra, e ogni volta si chiede se si poteva evitare. Ogni volta ripete ‘mai più’ ma dopo i 29 morti di Rigopiano deve fare i conti con un evento inaudito, il crollo del ponte Morandi a Genova, 43 vittime, famiglie spazzate via. Parlando solo dei volontari: abbiamo un milione di iscritti nei registri della Protezione civile; gli operativi sono 300mila. Dopo ogni disastro, dicono, c’è il desiderio di farsi avanti. Funziona o ondate, poi la spinta si smorza. Resta la rete. Da Belluno a Catania, passando per il centro Italia, sulle trincee delle catastrofi incontri sempre gli stessi volti. Terremoti, alluvioni, crolli, valanghe. Ci sono rapporti che non si spezzano più. Scampati che rimangono legati per sempre a chi li ha salvati. Aggrappati a quella voce che li ha convinti a uscire da un tunnel scavato tra le macerie e arriva in soccorso anche dopo, quando resta la paura.

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