Rigopiano, le richieste di condanna e l’affondo dei pm: perché la strage si poteva evitare

Il calendario delle prossime udienze al processo per il disastro nel resort cancellato da una valanga il 18 gennaio 2017. Il papà processato per i fiori: chi ha sbagliato deve pagare. Il nodo risarcimenti

Pescara, 29 novembre 2022 - Rigopiano oggi: a quasi sei anni dalla strage del 18 gennaio 2017, ha il volto di Angela Spezialetti - la mamma di Cecilia Martella, una delle 29 vittime -: si affretta per raggiungere la pm Anna Benigni dopo l’ultima udienza del processo, a Pescara. L’abbraccia con poche parole, “voglio dirle grazie”, gli occhi velati di lacrime e un senso di gratitudine. Come se di colpo pesasse meno il ‘divorzio’ dallo Stato, consumato nel giorno della trappola, quando l’hotel venne spazzato via da una valanga e morirono in 29, dipendenti e turisti. Cecilia aveva solo 24 anni, lavorava come estetista nel resort. 

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"Fallimento dell'intero sistema"

A provocare una tragedia che si poteva evitare sono stati il “malgoverno degli enti”, il “fallimento dell’intero sistema” per la pubblica accusa, rappresentata dal procuratore capo Giuseppe Bellelli e dai pm Andrea Papalia e Benigni. Nessuna foga nelle parole, colpisce la calma con la quale vengono pronunciate. Il dolore, è la premessa, è stato il motore dell’impegno.

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I nomi e i volti delle 29 vittime proiettati in aula

I nomi e i volti delle vittime proiettati per la prima volta in aula; le richieste di condanna, 151 anni e mezzo per 26 dei 30 imputati (12 anni per l’ex prefetto Provolo, 11 e 4 mesi per il sindaco di Farindola, 6 per l’ex presidente della Provincia, 200mila euro richiesti per la società Gran Sasso resort). Si parla di Rigopiano ma il pensiero corre all’ultima strage, a Ischia e a Casamicciola.

Il calendario del processo

Le parti civili torneranno in aula il 15, 16 e 17 dicembre. A gennaio la parola passerà alla difesa degli imputati con due sessioni, 18-19-20 e 25-26-27. La sentenza è attesa tra febbraio e marzo.

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Le parole del procuratore capo

Procuratore Bellelli, il dolore di 29 famiglie è entrato in un’aula di giustizia. Che cosa ha rappresentato per lei, umanamente, occuparsi di questa tragedia? Il tono è pacato, pesa le parole: "Abbiamo sempre a che fare con storie di uomini e donne. C’è il rischio dell’assuefazione, del perdersi tra burocrazia, codice e norme. Dobbiamo renderci conto che decidiamo delle sorti delle persone, valutiamo le storie. È normale prestare attenzione a questo. Altrimenti il nostro lavoro sarebbe solo astrazione e autoreferenzialità. Siamo padri e madri di famiglia, figli e fratelli. È normale ci sia comprensione e vicinanza umana".

Che cosa dice Rigopiano all’Italia

Ma oggi, tanto più dopo l’ultima strage di Ischia, che cosa dice la tragedia di Rigopiano all’Italia? "Parlo da cittadina dell’Abruzzo - è il pensiero della pm Benigni -. Questa tragedia ci ha messo di fronte a una realtà che fino a quel momento non avevamo del tutto chiara, anche se forse in qualche modo c’erano gli strumenti per poterla ipotizzare. Il pericolo, tutti i giorni, qualsiasi cosa facciamo. Nel momento in cui svolgiamo una qualsiasi attività quotidiana noi ci affidiamo alla responsabilità, al senso del dovere degli altri. Presumendo che tutti abbiano agito correttamente, ci esponiamo evidentemente a dei rischi. Perché non sappiamo se il ponte che attraversiamo sia stato correttamente controllato, se l’albergo sorga su una zona a rischio, se la galleria abbia delle infiltrazioni”. La conclusione, dolorosa: “Rigopiano ha messo in crisi il patto sociale tra cittadini e istituzioni”. 

Che cosa dicono le carte della pubblica accusa

L’analisi della pubblica accusa è lineare, diretta, tragica. Ecco l’elenco delle responsabilità, ben individuate. Il Comune di Farindola, la Provincia di Pescara, la Regione Abruzzo e la prefettura di Pescara. Perché, scrivono i pm, "un disastro come quello che è conseguito al crollo dell’hotel Rigopiano non avrebbe potuto verificarsi se non con il concorso di colpose omissioni da parte di più enti". 

"La strage si poteva evitare"

La conclusione della pubblica accusa non lascia spazio ai dubbi. “Se anche uno solo di questi avesse correttamente adempiuto ai doveri connessi al ruolo istituzionale, il disastro, le morti e le lesioni conseguenti non si sarebbero verificati perché o l’hotel non sarebbe stato edificato, o l’hotel benché edificato non sarebbe stato in funzione a seguito di specifica ordinanza di sgombero, oppure come extrema ratio, l’hotel, rimasto operativo nonostante l’emergenza neve, sarebbe stato servito da una strada percorribile, la Sp8, l’unica via di fuga della struttura, e i clienti e i dipendenti avrebbero avuto la possibilità di andarsene come avevano tutti palesato di voler fare dopo la prima scossa di terremoto”.

Scintille in aula

C’è il dolore ma affiorano tensioni. Che ruotano attorno al resort e alla figura di Roberto Del Rosso, tra le 29 vittime. Venerdì 25, nell’udienza dedicata alle parti civili, l’avvocato Romolo Reboa - che assiste le famiglie di 4 vittime - è tornato sui permessi per costruire l’albergo dove prima esisteva un rifugio. Interrotto dall’avvocato Liborio Romito, difensore di Paolo del Rosso, cugino di Roberto e tra i 4 imputati per cui è stata chiesta l’assoluzione. Scintille in aula e udienza sospesa dal gup Gianluca Sarandrea per qualche minuto. Alla fine ciascuno è rimasto sulle proprie posizioni. "Accuse diffamatorie", la convinzione dell’avvocato Romito. Ma Reboa insiste sulla bontà della sua analisi, ribadita con una nota anche ieri e allargata all’ultima strage italiana, quella di Casamicciol. Che, sottolinea, "ha purtroppo confermato che la natura, prima o poi, si vendica delle violenze al territorio. E' per me impressionante la contemporaneità tra quelle arringhe ed il disastro di Ischia".

Paola Ferretti, mamma di Emanuele Bonifazi, e Gianluca Tanda, presidente del comitato

Risarcimenti

Si preannuncia spinoso anche il capitolo dei risarcimenti. Il conto è milionario, potrebbero esserci problemi? "Ne ho parlato in questi giorni con il mio assistito, Alessio Feniello", ammette Camillo Graziano. Il legale rappresenta il papà di Stefano, noto per essere stato processato per i fiori, ricordate? Il ragazzo aveva scelto Rigopiano per festeggiare il suo 28º compleanno ma non è più tornato a casa. Chiarisce Graziano: "Ho spiegato ad Alessio, avrai diritto a un risarcimento, dovrai andarlo a richiedere a chi sarà condannato. A meno che non riusciamo a tirare dentro anche gli enti a cui queste persone fanno riferimento. Il ministero degli interni, lo Stato, la Regione o la Provincia... Questo potrebbe accadere ma non è detto. Se non accadrà, dovremo andare a pignorare un quinto dello stipendio o le proprietà di tutte queste persone. Alessio mi ha risposto: va bene così, voglio che anche loro siano condannati a vita come è successo alla mia famiglia. Se devo prendere 10 ore al mese per sempre, prenderò 10 euro al mese per sempre". E vale un risarcimento di non meno di 2 milioni il "danno immenso" subìto da Giampaolo Matrone, scampato al disastro. In quella tomba di ghiaccio è morta invece la moglie Valentina Cicioni, che aveva appena 32 anni. Il pasticciere di Monterotondo è stato estratto vivo dalle macerie dopo 62 ore, ma le ferite pesano perché gli hanno lasciato un’invalidità permanente, oltre ai traumi l’impossibilità di fare la vita di prima. Così l’avvocato Andrea Piccoli dello Studio 3A di Venezia che lo assiste ha chiesto una provvisionale di mezzo milione. Nessuna tabella di legge sa invece stabilire quanto possano valere i fantasmi con i quali convivere. Per sempre.

L'interno dell'hotel Rigopiano cancellato da una valanga il 18 gennaio 2017
L'interno dell'hotel Rigopiano cancellato da una valanga il 18 gennaio 2017