Martedì 23 Aprile 2024

Rigopiano e la zona rossa, nuove condanne

Multa da migliaia di euro a due ventenni, identificati dai carabinieri con altre decine di persone a Pasquetta. L'avvocato: "Chiediamo la messa in prova"

La gita di Pasquetta tra le macerie di Rigopiano

La gita di Pasquetta tra le macerie di Rigopiano

Pescara, 21 gennaio 2019 - In un giorno di aprile, a Pasquetta, come decine di altre persone, avevano violato la zona rossa di Rigopiano, sotto sequestro della magistratura, “solo per guardare”, dice Luca Secco, l’avvocato che li difende.  Trapela oggi che  due ventenni - un ragazzo e una ragazza, studenti universitari - sono stati condannati. Pena sospesa e multa, il legale chiede  la messa in prova. Spiega: “Abbiamo ricevuto il decreto di condanna e fatto opposizione alla multa, seimila900  euro a testa. Chiediamo di tramutarla in un’attività di beneficenza che dia il senso del ravvedimento, un lavoro di pubblica utilità in un ente. I ragazzi sono molto provati da quest’esperienza, sinceramente dispiaciuti. Non sono entrati per curiosità morbosa. Vogliono rendersi utili”. La notizia trapela due settimane dopo il caso di Alessio Feniello, papà di Stefano, una delle 29 vittime della strage, condannato a pagare 4.550 euro per aver "portato fiori sul punto dove è stato trovato mio figlio", come ha raccontato.  Condanna che ha fatto il giro d'Italia, subito riattezzata "multa al dolore". E aveva destato scalpore anche la gita di Pasquetta, quando foto e video avevano mostrato intere famiglie, anche con bambini, a passeggio tra le macerie. Le immagini erano state diffuse dagli stessi familiari delle vittime, quel giorno presenti a Rigopiano per pregare, come fanno abitualmente, davanti al totem dell’albergo, esterno all’area oggi ancora sotto sequestro ma ormai sgombera. “I ragazzi non si sono fatti selfie e non hanno portato via nulla – ripete più di una volta l’avvocato  dei due universitari –. Andavano a Rigopiano anche prima della tragedia. Non erano lì per fare turismo, sono entrati per guardare. Ho visto le foto, la recinzione era completamente divelta  sotto, da dove sono entrati. C’era tanta altra gente, il procedimento riguarda 23-24 persone, giustamente identificate dai carabinieri. Queste persone non si conoscevano tra di loro".