Mercoledì 24 Aprile 2024

Maltempo, il sindaco di Longarone: "Siamo in ginocchio ma ci rialzeremo"

Intervista a Roberto Padrin, primo cittadino di Longarone, dal Vajont a oggi territorio simbolo dei disastri d'Italia. "Con i social e la stampa siamo riusciti a salvare tante vite umane"

Roberto Padrin, sindaco di Longarone

Roberto Padrin, sindaco di Longarone

Longarone (Belluno), 3 novembre 2018 - I sindaci nella tempesta a causa dell'emergenza maltempo sono quelli come Roberto Padrin, che è anche presidente della Provincia di Belluno oltre che primo cittadino di Longarone. Parla al telefono mentre si sta dirigendo verso l’Agordino, “proprio qui appena poche settimane fa c’è stato un incendio che ha distrutto la montagna. Un albero ha abbattuto un traliccio, il fuoco ha devastato tutto”.

Sindaco: Longarone è il simbolo delle tragedie d’Italia, quasi 1.500 morti su 1.917, per stare alle cifre ufficiali del Vajont. Oggi, 55 anni dopo quella tragedia. “Siamo riusciti a fare un grande lavoro di prevenzione su tutto il territorio provinciale. Le indicazioni meteo erano molto precise. Anche con l’aiuto di social e stampa, abbiamo potuto raggiungere i cittadini”.

Allerta sulla rete. “Sì, per me è stato possibile perché funzionavano le linee telefoniche, in altre zone no. Ci siamo raccomandati di non avvicinarsi ai corsi d’acqua,  di rimanere a casa in certi orari. Questo secondo me ha salvato molte vite umane. La chiusura delle scuole, delle fabbriche... Ad esempio lunedì sera mi era stato detto che la mia zona industriale era a rischio, così abbiamo evacuato le persone”.

Nella vostra provincia la furia del maltempo ha provocato tre vittime tra Feltre, Falcade e Selva di Cadore. Sulle Dolomiti è stata una strage di alberi. “Qui è cambiato il territorio, quel che si vedeva prima non si vede più. Si dovrà fare un’analisi molto veloce e attenta anche sugli impianti di risalita, sui paravalanghe. Infrastrutture indispensabili per mettere in sicurezza le piste da sci. I problemi sono stati davvero tanti, soprattutto legati a luce ed acqua”.

Come in guerra, è stato detto. “Ed è proprio così.  In questo momento nel Bellunese abbiamo 5.800 utenze senza corrente elettrica ma in giornata contiamo di scendere a 2.000. Altre 2-3mila persone sono ancora senz’acqua, stanno arrivando due potabilizzatori a Rocca Pietore, dove praticamente l’acquedotto non esiste più. E anche una tubatura perché ci stiamo avvicinando all’inverno, la situazione è abbastanza preoccupante. Bisogna intervenire adesso per realizzare impianti interrati in tempi ragionevoli”.

Paesi isolati? “Ci sono ancora un centinaio di sfollati. Anche i collegamenti telefonici sono un problema. Ieri sera c’erano ancora 2mila utenze fisse senza collegamento, questa mattina si sono dimezzate”.

Le frane. “Ci sta preoccupando un movimento nel comune di Longarone, grava su una strada”.

Sono stati giorni di lavoro senza sosta per la macchina della Protezione civile, sindaci in prima linea. “Nessuno di noi si è mai fermato. Siamo sempre il riferimento delle nostre comunità. Tutti abbiamo dormito poco, cercando di essere a disposizione dei cittadini. Come dicevo, ha  aiutato molto anche il web. Chiaro che se ti manca internet, diventa tutto molto più difficile. A tanti miei colleghi è successo”.

La gente ha reagito subito. “Ho visto grande dignità. I bellunesi sono abituati a rimboccarsi le maniche, a lavorare a testa bassa. Si è messa in moto una straordinaria macchina di solidarietà, penso che l’Italia in questo non abbia eguali. Continuo a ricevere telefonate e messaggi di Comuni disponibili a dare una mano, a dare un sostegno”.

Terra bellissima. “E fragile. Il problema grande è che ci avviciniamo alla stagione fredda. Siamo in ginoccchio. Ma ci rialzeremo”.