Martedì 23 Aprile 2024

Genova, la forza di ripartire dopo il crollo del ponte. "Venite a trovarci"

La strage del 14 agosto ha spezzato la città. "Ma noi siamo tosti". Appello ai turisti Il ricordo delle vittime, Conte: "Misure concrete" Abbracci e lacrime sotto il ponte Morandi, Mattarella: ora scelte concrete Il videoracconto di una città spezzata che vuole ripartire

Genova, un uomo si commuove davanti al ponte

Genova, un uomo si commuove davanti al ponte

Genova, 15 settembre 2018 - La sagoma del ponte Morandi illumina la notte di Genova, proiettata su un grande schermo in cima al grattacielo di una tv, nel centro storico. Ecco le foto che hanno fatto il giro del mondo. Poi l’appello, c’è via del Campo riempita dalle suggestioni di Faber (ormai sbiadite in qualcos’altro, ma questa è un’altra storia). Oggi conta solo l’invito per chi deve arrivare: noi ci siamo, vediamoci qui. Che lo scempio diventi rinascita. Il simbolo della ripartenza è il Salone Nautico - dal 20 al 25 settembre -, preceduto da una campagna pubblicitaria dell’Aeroporto. «Benvenuti a casa», c’è scritto su una delle foto, una porta aperta in riva al mare, una nave che s’affaccia dietro. La città spezzata non si piega. E parla al Paese dai caruggi patrimonio Unesco, bellezza e decadenza insieme.

Commento / Il tempo delle scelte di M. Buticchi

I vicoli di Genova sono patrimonio Unesco

De André lo sapeva già: "Dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fior". Qui siamo lontani dalla zona rossa del ponte crollato, dalla periferia che dice "andiamo a Genova" per intendere il centro. Da quella parte di città che dopo le 11.36 del 14 agosto - 43 morti, feriti, quasi seicento sfollati, un disastro inaudito nel crollo del ponte - è caos e silenzio insieme. Gincane per muoversi in auto ma se misuri a piedi le strade scopri che nei negozi c’è un gran vuoto. La gente deve convivere ogni giorno con i monconi, minacciosi e inquietanti. Quelle rovine fanno piangere e mettono paura. Chiunque le guardi pensa alle vittime e un po’ a se stesso: potevo esserci anch’io. La città trattiene il respiro e ripete: "Se non ci aiutano in fretta...". Ma l’atteggiamento non è di resa, tutt’altro. "I genovesi sono reattivi", dice con orgoglio Renato Falcidia, che guida Sampierdarena, il Municipio del ponte crollato. Lunedì aprono le scuole, "è un appuntamento molto importante, dobbiamo riprenderci la nostra quotidianità". Il Comune ha organizzato navette e trasporti, "sarà un test, vedremo, siamo pronti a cambiare". Ancora 15 famiglie di sfollati "devono decidere se accettare una casa dall’amministrazione o un contributo sull’affitto". Intanto vivono in hotel, in casa di amici o parenti.

Per strada, lì dal moncone est, sotto alle tende della Croce Rossa e dei comitati, si moltiplicano gli slanci di solidarietà: psicologi, taxi gratuiti, indicazioni utili per districarsi nella burocrazia o mettere al sicuro gli animali di casa. Genova – città dalla storia gloriosa, dai primati economici poi sfioriti – si rimette in gioco e riscopre la sua tempra. Prova a respingere il vuoto, che si propaga come un’onda a cascata. Luca Giangaspero ha 48 anni, scherzando dice di essere nato nel negozio di via della Maddalena, in pieno centro storico, aperto dal babbo nel ’52. Vendeva frutta e verdura, oggi è ‘beershop’, perché per resistere bisogna adeguarsi.

Luca Giangaspero di via della Maddalena
Luca Giangaspero di via della Maddalena

Vale anche per questo caruggio dove sventola la bandiera Unesco ma le insegne dei negozi sono una catena infinita di cibi etnici e specialità esotiche, dietro il banco tutti stranieri. Il presidente del Municipio Andrea Carratù è certo che con la nuova amministrazione si sia invertita la rotta. Ora anche il centro storico ha la sua zona rossa. Nulla a che fare con la strage, è invece "un divieto deciso un paio di mesi fa dall’assessore comunale al Commercio". In certe vie - San Luca, della Maddalena, del Campo - "si possono aprire solo attività molto molto selezionate. Come ristorazione esclusivamente made in Italy". "Tutti stiamo subendo le conseguenze del ponte crollato – confida Luca dal suo negozio di birre frutta e verdura –. L’Acquario l’ha dichiarato pubblicamente. E non è ancora finita. La gente prima di mettersi in viaggio ci pensa tre volte, immagina blocchi e code ovunque. Certi weekend qui è un gran deserto". In questo momento invece è un gran baccano, per strada scene d’altri tempi, belle di giorno e di notte appoggiate ai muri, in attesa, dal tempo di prima cambia solo la nazionalità, oggi le signorine sono soprattutto sudamericane. A questa scena si aggiunge un odore che non lascia dubbi, chi consuma sostanze lo fa in tutta tranquillità. "Il degrado c’è - riconosce il fruttivendolo –. Certo che non è facile intervenire, è tutto vincolato. Però è mancata anche la volontà politica di rimediare. Siamo un po’ abbandonati, ma credo che questo valga in generale per i centri storici delle città. Solo che qui è tutto concentrato, le cose si notano di più. Negli anni ne ho viste di tutti i colori. Sì, sono stato tentato di chiudere. Ma poi mi sono detto: perché me ne devo andare io?"