
di Leo Turrini
Dopo trent’anni o quasi, sarà il primo Gran Premio d’Italia senza Mattia Binotto. Rimane lui l’ultimo team principal della Ferrari in trionfo a Monza: era il 2019 e grazie anche a Leclerc pareva l’inizio di una nuova era. Ma si trattava, purtroppo, di una allucinazione collettiva.
Oggi l’ex capo del reparto corse di Maranello è un privato cittadino. Resterà tale ancora per poco: non gli mancano le opzioni ed è difficile non avverta il peso della nostalgia.
Uscito dalla Ferrari a fine 2022, Mattia ha lasciato in eredità alla Scuderia una macchina oggettivamente fallimentare. Però non sapremo mai come sarebbero andate le cose se l’uomo fosse rimasto al timone. Di sicuro, le 7 vittorie in quattro stagioni da Boss Rosso non rappresentano un bilancio esaltante.
Con il Dom? Immerso nella quiete dei suoi vigneti nella provincia Reggiana, Mattia Binotto ha quietamente esaminato le proposte piovute sul suo tavolo in questi mesi.Era stato contattato da Audi, che sta allestendo il team per il 2026 dopo aver acquisito il controllo di Sauber.
Poi si è fatta avanti la Alpine, che sta rivoluzionando lo staff nel tentativo di uscire dall’anonimato. Il presidente della Renault, Di Meo, è italiano. Stima molto Binotto. Forse però la prospettiva più stimolante potrebbe essere figlia di un’idea di un altro personaggio legato alla storia del Cavallino.
Stefano Domenicali sta governando il boom globale della F1 dalla tolda di comando di Liberty Media, il colosso che ha preso il posto di Bernie Ecclestone. Al Dom, che con Binotto ha lavorato a lungo a Maranello, serve un profilo “tecnico” che possa garantire competenza a chi gestisce il business. Il ruolo in passato è stato occupato da un certo Ross Brawn. A Mattia la soluzione non dispiacerebbe: sarebbe super partes e non dovrebbe tornare ad immergersi nelle tensioni che hanno pesantemente condizionato la sua finale (e triste) esperienza in Rosso.
Staremo a vedere.