STEFANO FOGLIANI
Sport

La fabbrica dei talenti si rimette in marcia

Dionisi sempre più al centro del progetto neroverde: nuovo assetto tattico per andare a caccia della continuità perduta. Pinamonti cerca riscatto.

di Stefano Fogliani

Riparte da una stagione di alti e bassi, che ha visto girare la boa al 17° posto e chiudere al 13°, il Sassuolo. E riparte da Alessio Dionisi, tecnico emergente cui la società chiede di consolidare la crescita di una squadra che si affaccia al suo undicesimo campionato di serie A. Tra velleità ("un altro giretto in Europa mi piacerebbe farlo", ha detto il Presidente Carlo Rossi) e necessità più realistiche, che vedono la squadra cambiare nell’assetto (4-3-3 in soffitta, il vestito nuovo è il 4-2-3-1) e nei protagonisti, alla ricerca del giusto mix tra giovani emergenti (ne sono arrivati parecchi) e quello ‘zoccolo duro’ la cui fedeltà al progetto resta il plus in vista di una stagione cui il precampionato ha regalato tuttavia qualche incognita.

Una su tutte, il reale valore della squadra, lontana dalla continuità auspicata e capace, come del resto in campionato, di rovesci inattesi (sconfitte contro Spezia e Parma) e di prove convincenti come contro il Wolsfburg. L’altra, ancora più pesante, quel mercato aperto fino a fine agosto che è un’opportunità per una società che quando si tratta di investire non si tira indietro, ma rappresenta anche una minaccia stanti i mali di pancia che affliggono alcuni tra i protagonisti più attesi. Maxime Lopez, ad esempio, regista francese che ha chiesto, da tempo, la cessione ed è tutt’altro certo non la ottenga, visto che mercato ne ha e parecchio, ma soprattutto Domenico Berardi. L’attaccante calabrese ha mandato segnali ben precisi (‘non so se resto’, la sintesi) facendo scattare l’allarme rosso in casa neroverde dove, tutti ne sono ben consapevoli, un conto è avere Berardi, 350 presenze e 133 gol in 11 stagioni, 13 in 27 gare l’anno scorso- in squadra, un altro non poterne disporre.

I nodi sono quelli, inutile girarci intorno, e lo spettro è il depotenziamento, in caso di ulteriori cessioni, di un organico oggi sulla carta competitivo, ma il cui reale valore andrà pesato giornata dopo giornata, via via che il gruppo si amalgama confrontandosi con i risultati che contano. Il Sassuolo ha infatti ‘fatto cassa’ cedendo Frattesi all’Inter e Rogerio al Wolsburg, ha sfoltito (via anche Marchizza, Harroui, Muldur, Kyriakopulos, in prestito i giovani Turati, Pieragnolo, Russo, Satalino, Ciervo, Moro e D’Andrea) e ringiovanito la rosa acquistando dal Genoa la promessa Lipani (centrocampista classe 2005), dalla Roma Missori e Volpato e dal Frosinone Mulattieri e Boloca, gente che con la massima serie non ha tuttavia troppa dimestichezza, puntando poi sulla voglia di riscatto di atleti più esperti.

Come il portiere Cragno, i difensori Viti e Viña, più abituati ai grandi palcoscenici dei primi ma reduci, tutti e tre, da una stagione non granché tra Monza (Cragno) e l’estero.

Sta a Dionisi trovare la quadra, facendo leva anche su Pinamonti, atteso ad una stagione all’altezza dopo un 202223 così così, e soprattutto su Armand Laurientè, potenziale fuoriclasse francese scovato dagli scout sassolesi nel Lorient che i neroverdi sono riusciti a preservare da lusinghe con non sono mancate.

Potrebbe essere proprio lui il miglior acquisto del Sassuolo, che tuttavia anche quest’anno non prescinde da Berardi. Occhio a questi ultimi giorni di mercato, allora: molto, se non tutto, passa anche da lì.